I mercati siamo noi? Una risposta a Pietro Ichino

Pubblicato il 24 Giugno 2012 alle 13:46 Autore: Giacomo Bottos

Il nostro lavoratore riceve una lettera che gli comunica che dovrà andare in cassa integrazione. Dunque l’operazione effettuata dal gestore del fondo pensione per aumentare il rendimento del suo capitale (dunque, apparentemente, nel suo pieno interesse) alla fine si ritorce contro di lui, che ne riceve un danno netto. Non solo, anche nel caso in cui il nostro lavoratore non fosse personalmente licenziato, le “operazioni di ristrutturazione” effettuate su grande scala non solo dal nostro gestore, ma anche dai suoi concorrenti, finiranno per aumentare la disoccupazione, diffondere nuovi lavori flessibili e non garantiti, esercitando un effetto deterrente nei confronti delle rivendicazioni salariali che il suo sindacato potrebbe avanzare e quindi, ancora una volta, causando un danno economico per il nostro lavoratore. Tutto questo invece non vale per il nostro investitore da un miliardo di euro che naturalmente ha pieno interesse in tutto questo.

Questo esempio rende chiaro il perché la finanziarizzazione dell’economia dagli anni ’80 ad oggi sia stata accompagnata da un massiccio aumento delle disuguaglianze e dunque, in definitiva, abbia avuto un effetto redistributivo al contrario. E’ intuitivo che chi più ha beneficia maggiormente di elevati rendimenti sul capitale. Non solo: abbiamo fin qui considerato unicamente l’aspetto economico, trascurando gli aspetti umani e sociali che vengono totalmente espunti da questo calcolo. I mercati siamo noi (dove alcuni, come abbiamo visto, pesano molto più di altri in questo noi) ma solo in quanto hominem economici. Si dà per scontato che l’interesse al massimo rendimento del capitale debba sovrastare ed eliminare qualunque altra valutazione. Certo, in teoria lo Stato ha la possibilità di regolare (anche se questo è deprecato dall’estremismo liberista), ma di fatto l’intera architettura è congegnata in maniera da porre lo stato in una posizione subalterna e priva dei reali strumenti per influire.

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L'autore: Giacomo Bottos

Nato a Venezia, è dottorando in filosofia a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore. Altri articoli dell’autore sono disponibili su: http://tempiinteressanti.com Pagina FB: http://www.facebook.com/TempiInteressanti
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