La “favola della crisi europea” e l’eterna tentazione del moralismo

Pubblicato il 4 Luglio 2012 alle 15:38 Autore: Giacomo Bottos
Merkel interessata al cambio di Governo italiano

Da questo punto di vista, la crisi dell’Euro rappresenta uno scenario paradigmatico. La Germania propone una lettura della crisi interamente ispirata dai suoi interessi strettamente nazionali (forse anche da una visione miope dei propri interessi nazionali, ma lasciamo stare questo aspetto). La politica degli altri paesi deve accettare in silenzio, perché, viste le “colpe” passate, non si ha il diritto di avanzare pretese? O non deve invece denunciare con forza questo fatto e pretendere che si volti pagina rispetto al passato, cercando un nuovo inizio e assumendo un atteggiamento positivo nei confronti del futuro?

Si pensa che le colpe dei padri debbano necessariamente ricadere sui figli, assumendo in pieno il meccanismo vittimistico-sacrificale proposto dalla Germania. Ma se la politica ha un senso, questo è proprio nello spezzare l’illusione deterministica che il passato determini interamente il futuro. Dare un futuro all’Europa significa cambiare questa logica e avere il coraggio di pretendere che si investa nel futuro dell’Europa (sia materialmente che spiritualmente). Smettere di pensare al debito come un fardello insostenibile, ma considerarlo come qualcosa che può essere relativizzato, e il cui peso può essere diminuito da una nuova stagione di investimenti e di crescita. Iniziare una vera stagione costituente europea e costruire una nuova cultura davvero europea, una classe dirigente non solamente tecnocratica. Ma per questo, appunto, ci vorrebbe la politica, una politica che non si confronta sul metro dei sondaggi e delle virgole sui bilanci, ma su quello della storia.

L'autore: Giacomo Bottos

Nato a Venezia, è dottorando in filosofia a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore. Altri articoli dell’autore sono disponibili su: http://tempiinteressanti.com Pagina FB: http://www.facebook.com/TempiInteressanti
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