Nicosìa al timone dell’Unione. Cos’è e come funziona la presidenza del Consiglio UE

Pubblicato il 2 Luglio 2012 alle 15:20 Autore: EaST Journal
eu

I nuovi stati membri e le presidenze semestrali del Consiglio

La Polonia, che ha rilevato la presidenza nel 2° semestre 2011, è stato il terzo tra i nuovi stati membri ad assumere la funzione, dopo Slovenia (1° semestre 2008) Repubblica Ceca (1° semestre 2009) e Ungheria (1° semestre 2011). Le presidenze dei nuovi paesi membri non sono state finora particolarmente brillanti, con l’eccezione della Polonia. Un po’ per inesperienza un po’ per ingenuità, gli altri tre paesi sono stati ricordati più per gli scivoloni che per i meriti.

La Slovenia, che avrebbe voluto centrare lo sguardo dell’Unione sui paesi balcanici, si è trovata presa nella tormenta della dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kosovo, e delle diverse politiche degli stati UE sul suo riconoscimento, ed è scivolata su una telefonata in cui Condolezza Rice dettava al ministero degli esteri sloveno la posizione da tenere, per naufragare infine sul primo no irlandese sul trattato di Lisbona.

La Repubblica Ceca è arrivata alla presidenza con un presidente della repubblica, Vaclav Klaus, fieramente euroscettico, ed un governo, quello di Marek Topolanek, che è collassato a metà percorso; un percorso definito da più parti caotico, e che è riuscito a rimettere insieme i cocci solo grazie al buon lavoro del governo tecnico di Jan Fischer nel raggiungere un compromesso in grado di convincere l’Irlanda a votare sì ad un secondo referendum sul trattato di Lisbona.

Quindi è venuta l’Ungheria, la cui presidenza ha avuto forse l’effetto paradossale di concentrare l’attenzione dell’Unione sui pericoli del crescente autoritarismo interno del governo di Viktor Orban, che nel giro di sei mesi ha cercato di passare una legge per mettere sotto controllo i mezzi d’informazione, ha riscritto la Costituzione e si è attirato ulteriori critiche per l’ipocrisia sulle politiche di integrazione dei rom. I magiari ha visto fallire l’obiettivo di estendere l’area Schengen a Romania e Bulgaria, e sono stati infine travolti dalle conseguenze delle rivolte arabe sulla sostenibilità stessa di Schengen.

La presidenza della Polonia, nel secondo semestre 2011, è quella tra i vari nuovi stati membri UE che ha riscosso più successo. Guidata dal governo liberal-conservatore di Donald Tusk, rinnovato durante il mandato stesso della presidenza, Varsavia ha dimostrato di navigare correttamente le acque insidiose delle negoziazioni di Bruxelles, e ha mostrato un euro-ottimismo che ha rinfrancato gli spiriti – anche se ci si chiede quando questo non fosse solo di facciata. Il discorso di Tusk sull’Europa si è molto annacquato a partire dal 2012, e la Polonia non ha fatto passi decisivi verso l’ingresso nell’euro come ci si sarebbe potuti aspettare.

(per continuare la lettura cliccare su “3”)

L'autore: EaST Journal

East Journal è un progetto di giornalismo partecipativo che nasce dal basso, fatto da giovani e senza fini di lucro. East Journal è una testata registrata presso il Tribunale di Torino, n° 4351/11, del 27 giugno 2011. I contenuti sono condivisi con Termometro Politico grazie alla partnership nata da marzo 2012 tra le due testate giornalistiche. Il nostro obiettivo è quello di raccontare la “nuova” Europa, quella dell’est, che rappresenta il cuore antico del vecchio continente. La cultura e la storia ci insegnano la comune appartenenza. L’europeismo critico è dunque una nostra vocazione. Tra i nostri temi più cari figurano poi la tutela delle minoranze, l’analisi dell’estremismo di destra, la geopolitica energetica, il monitoraggio del crimine organizzato transnazionale.
Tutti gli articoli di EaST Journal →