E se la crescita non fosse la soluzione?

Pubblicato il 24 Luglio 2012 alle 19:11 Autore: Matteo Patané

Ambedue i modelli si possono tuttavia inserire all’interno dell’attuale corso macroeconomico, e si fondano entrambi su un assioma fondante, ovvero che sia possibile una crescita infinita in grado, con semplici politiche di redistribuzione, di garantire un elevato stile di vita all’intera umanità.
Si tratta forse del più antico retaggio ancora in essere di una visione del mondo positivista messa già in crisi in mille altre branche dello scibile, dalla fisica alla filosofia.
Certamente non era questa la visione sociale delle civiltà più antiche: dagli Egizi, ai Greci, ai Romani, tutte le popolazioni che hanno scritto la storia del mondo avevano modelli sociali largamente basati sulla schiavitù, ovvero sulla manodopera a costo zero.
L’ondata di ricchezza derivante dal progresso tecnologico e dalla Rivoluzione Industriale ha convinto il mondo della possibilità di una crescita infinita, mito che ancora oggi anima i cuori e le menti di chi ha in mano le leve del potere in Italia e in Europa.

Eppure due fenomeni, nel corso del XX secolo, hanno messo alle corde questa visione del mondo.
Il primo, naturalmente, è la globalizzazione. Il progressivo abbattimento delle dificoltà e dei costi dei trasporti ha progressivamente spostato la produzione di beni e servizi verso Paesi con costi di manodopera molto bassi: per quanto le distanze geografiche abbiano minimizzato la percezione del fenomeno, non si tratta di qualcosa di molto diverso dalla schiavitù degli antichi. Inoltre, questo fenomeno di delocalizzazione ha trasformato i Paesi più ricchi da produttori a consumatori di ricchezza, rendendo più fragili le loro economie e rendendo dipendenti dall’estero i loro modelli sociali. Questo fenomeno ha condotto ad un livellamento delle condizioni del lavoro verso le posizioni dei Paesi più poveri, svuotando i diritti e le conquiste sociali dei decenni precedenti.
Il secondo fenomeno consiste, in maniera spicciola, nella presa di coscienza ambientalista, e nella comprensione che il pianeta Terra è un sistema a risorse finite, almeno secondo la scala di vita umana. La semplicità di questa informazione non deve trarre in inganno: essa ha un effetto dirompente su qualsiasi modello economico attualmente in vigore, e disegna un nuovo rapporto tra i Paesi forti e deboli nella crisi mondiale.

In un mondo a risorse finite – non è infatti realistico inserire nel modello la corsa allo spazio, in quanto non in grado di apportare nuove risorse al sistema per ancora molti decenni – diventano infatti soltanto due i modi per aumentare la ricchezza disponibile pro capite: il primo, molto semplice, consiste nella diminuzione della popolazione, ovvero in una spartizione delle risorse per un minor numero di persone. Appartiene a questa categoria anche l’estromissione forzata dai diritti sociali e civili di fasce di popolazione.
Il secondo consiste nel progresso tecnologico e scientifico, in grado di rendere accessibili risorse che prima non lo erano, semplificare e abbattere i costi della produzione di beni e servizi, velocizzare le operazioni e mettere a disposizione nuovi processi di realizzazione più efficienti.
A queste due strade si aggiungerebbe l’arte e in generale la bellezza – capaci di influire sulla valutazione di un bene ben oltre il valore legato alla sua utilità – ma si tratta di un fenomeno soggettivo e difficilmente parametrizzabile in un modello schematico.
I Paesi europei si assomigliano in buona parte tanto in termini di politiche demografiche quanto in avanzamento tecnologico. Al tempo stesso, con l’eccezione della Gran Bretagna ed il suo Commonwealth, non vi sono Paesi che hanno relazioni commerciali con Stati extraeuropei fuori misura rispetto agli altri Paesi di confronto.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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