La Spagna affonda, l’Europa pure, e anch’io non mi sento niente bene

Pubblicato il 26 Luglio 2012 alle 02:13 Autore: EaST Journal

L’Internazionale degli idioti

Dunque che fare? Come si accennava sopra, costituire un governo federale europeo democraticamente legittimato, che superi le logiche nazionali delle tante (troppe) assemblee di capi di Stato e governo che rappresentano solo gli interessi particolari a scapito di quelli comuni. Una redistribuzione della ricchezza, operata da un governo federale legittimato, che si accompagni a misure centrali di politica economica. La costituzione progressiva di un comune mercato del lavoro, con diritti e regole uguali per tutti, e un meccanismo di equità del reddito (relativo al costo della vita e al potere d’acquisto nei singoli Stati membri). Senza dimenticare la costruzione di un welfare europeo degno di questo nome, cui ogni Paese possa integrare misure proprie, e la salvaguardia delle identità locali. Difesa e politica estera comune verranno dopo, molto dopo, e allora l’Europa sarà unita davvero senza essere omologata.

Insomma, serve più Europa per uscire dalla crisi ma non in senso burocratico, economico o finanziario bensì in senso politico. Questa Europa ha fallito, questa èlite politica europea ha fallito: Merkel, Sarkozy, Cameron, ma anche i Barroso, i Van Rompuy, i Buzek, e – diciamolo – i Monti, i Prodi e i Berlusconi. Sembra l’Internazionale degli idioti. Ma il percorso di unità europeo trascende questa classe politica, questa crisi debitoria, questa burocrazia economica. Se il dito indica la luna, non è il dito che dobbiamo guardare.

L’Europa è un tabù

Con questo non si vuole passare per entusiasti a tutti i costi. L’euroscetticismo è una linfa per l’Europa, lo scetticismo è un atteggiamento proprio del pensiero europeo: dalla filosofia greca a Montaigne, fino a Hume e Cartesio. Sembra però che la parola Europa sia diventata un modo per non parlare d’Europa, per non affrontare i nodi che sottendono l’idea di unità, per mettere a tacere il pensiero critico: lo scetticismo appunto. Questa crisi economica è anche una crisi morale: per uscirne occorre spezzare il tabù della parola Europa e pensare ad una unità politica, vera e concreta. Tutte cose che le nostre leadership non sanno fare. Perché manca di immaginazione.

Ho mal di pancia

Chi scrive di immaginazione non ne ha molta, ma almeno non fa il politico. Brucia solo un po’ lo stomaco, che non passa nemmeno con la magnesia, se contando gli anni alle spalle (e sono trenta) si comprende che la generazione del mulino bianco ha mangiato troppe merendine: il nostro futuro di benessere e consumi (ce l’avevano promesso! ci avevano programmato per questo!) è perduto per sempre. Che resta da fare? Ascoltare le canzoni di De Andrè o Gaber per sentirsi intelligenti, prendere pensieri a nolo da qualche libro, compiacersi e consolarsi dello schifo d’attorno. Ordinaria miseria dello spirito. Scusate, non mi sento niente bene.

Da EastJournal

di Matteo Zola

L'autore: EaST Journal

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