Recensione a “I riluttanti” di Carlo Galli

Pubblicato il 3 Agosto 2012 alle 11:20 Autore: Giacomo Bottos
carlo galli

E’ sulla base di questa analogia storica che Galli formula il suo auspicio che la fase attuale di crisi possa preludere a un rinnovamento. Ma – e qui sta forse la parte più fragile della sua analisi- egli identifica nel governo Monti il punto iniziale possibile di tale rinnovamento. Il governo Monti, ipotizza Galli, potrebbe essere il segno che le élites hanno preso atto della necessità di una rinnovata responsabilità e dunque, sfiduciato Berlusconi, sosterranno le riforme necessarie a una nuova fase di sviluppo e di rilancio del paese.
Due perplessità si possono sollevare in merito a questa analisi: la prima riguarda il vincolo internazionale e la seconda la base “culturale” del governo Monti.
Per quanto riguarda la prima Galli fa giustamente notare come tutte le fasi di crisi che l’Italia ha affrontato in passato abbiano avuto un forte stimolo esterno in una determinata situazione internazionale e si siano potute realizzare in virtù di “sponde” e alleanze esterne. In questo caso il fattore destabilizzante è evidentemente la crisi europea. Tuttavia la “sponda” e il sostegno internazionale su cui il governo Monti si regge (quella con l’Europa e la Germania in particolare) è una sponda malferma. Il rifiuto della Germania di fare concessioni sostanziali sui temi decisivi (il ruolo della BCE, la condivisione del debito, la modifica dei Trattati, della politica e delle istituzioni europee in un senso che permetta la progressiva riduzione degli squilibri macroeconomici) ha progressivamente eroso il consenso di cui il governo Monti godeva inizialmente, rendendo difficile ai cittadini intravedere il significato dei sacrifici e delle misure restrittive a cui erano sottoposti. Venuto meno il clima di fiducia iniziale appare ora difficile che il governo Monti possa ancora avere la forza per realizzare le necessarie riforme di lungo periodo. Il secondo tema verte sulla natura di tali riforme. Il governo si è concentrato su riforme restrittive volte a restaurare la “fiducia dei mercati”. Per quanto riguarda i provvedimenti più di lungo periodo si è invece concentrato su liberalizzazioni e flessibilizzazione del mercato del lavoro. Si è in altre parole attenuto ad un’agenda classica di tipo liberista. Finora è evidente come questi provvedimenti non abbiano funzionato. L’analogo fallimento di simili ricette in tutto Europa pone la questione se la filosofia che ispira l’azione del governo Monti sia quella adeguata per affrontare la grande transizione storica che stiamo vivendo e se nella bufera della grande crisi economica non stia maturando anche un grande cambiamento culturale rispetto al quale il governo Monti si ritroverebbe semplicemente in arretrato coi tempi. Se fosse così, in analogia alle grandi transizioni che l’Italia ha vissuto in passato e che Galli brillantemente illustra, solo se la politica riprendesse la parola in prima persona, rinnovandosi contestualmente nelle idee e nelle persone, il nostro paese potrebbe sperare in una rinascita.

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L'autore: Giacomo Bottos

Nato a Venezia, è dottorando in filosofia a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore. Altri articoli dell’autore sono disponibili su: http://tempiinteressanti.com Pagina FB: http://www.facebook.com/TempiInteressanti
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