Splendori e miserie del complottismo

Pubblicato il 18 Agosto 2012 alle 18:10 Autore: Giacomo Bottos
complottismo

Ma concludere da queste facili constatazioni a una liquidazione del metodo complottistico sarebbe ugualmente una colpevole semplificazione.
Se l’uso costitutivo dell’idea di complotto ci conduce a fantasticherie metafisiche, il suo uso regolativo è non solo utile, ma necessario a chi voglia avere una buona comprensione della realtà.
Dal studio della storia (la storia italiana da questo punto di vista è particolarmente rivelatrice) è facile rendersi conto dell’esistenza di un’area grigia, in cui operano entità come servizi segreti, organizzazioni criminali, gruppi terroristici, associazioni più o meno segrete, ma anche personaggi pubblici, aziende, ambienti finanziari. Non si tratta di fantasticherie ma di entità la cui esistenza è stata assolutamente documentata, come Gladio, la P2 e via dicendo.
L’area grigia di cui stiamo parlando non è uniforme, ma presenta diverse gradazioni, e trascolora dal segreto vero e proprio, al riservato, fino all’informale. In quest’ultima forma,  che è quella che più da vicino comunica col mondo alla luce del giorno, è il terreno del non-detto, dell’implicito, della legge non scritta, che a sua volta confina con la diplomazia. E’ quel terreno dove persone appartenenti ad ambiti diversi si incontrano, al riparo dalla luce dalla sfera pubblica, per accordarsi, per parlare di cose che ufficialmente non esistono, ma che invece talvolta divengono pesantemente, drammaticamente reali.
Certo, intorno a questo ambito non è possibile fare affermazioni certe e documentate. Forse diventa possibile per lo storico, molto tempo dopo, quando nuovi documenti e informazioni riemergono dai flutti della storia. Ma anche lì rimane sempre il dubbio che qualcosa sia stato tralasciato, omesso, cancellato.
Tuttavia, un’applicazione troppo rigorosa di standard popperiani alle affermazioni su questo ambito, non farebbe altro che portarci a una sorta di negazione di un’ambito di realtà che, per quanto sfuggente, ha dimostrato in passato di avere un peso decisivo sul corso degli eventi e sulle vite delle persone. Credere che oggi il mondo sia più trasparente, intellegibile di allora è francamente arduo per una persona intellettualmente onesta.
Come avventurarsi allora in questo terreno malfermo? Con ipotesi, analogie, caute affermazioni: strumenti che non garantiscono mai la certezza, ma permettono di addentrarsi efficacemente nel terreno del probabile. Ma se gli strumenti affermativi devono essere incerti e sfumati, le conoscenze che stanno alla base di tali affermazioni devono invece essere tanto più solide e abbondanti. Solo sulla base di vaste letture su molti argomenti e materie si può azzardare questo difficile tentativo. Ma anche in questo lavoro preparatorio una robusta base di scetticismo e diffidenza verso ciò che si legge è necessaria.

La realtà non è costruita secondo un piano razionale escogitato da qualcuno. Ma non è nemmeno un ammasso caotico dove la gente si agita senza costrutto. E’ un conflitto dove gruppi e singoli cercano di perseguire scopi a volte paralleli e a volte divergenti, a volte palesi e a volte occulti, con mezzi che interagiscono con le finalità e talvolta le modificano, talaltra le sostituiscono.
La complessità del tutto è troppo spesso un alibi per rinunciare a capire, per rifiutarsi di dipanare l’intreccio e accontentarsi del proprio piccolo frammento di realtà. Dovrebbe invece spingere a capire di più, ad andare più a fondo. Solo dalla consapevolezza viene la libertà, e da questa il cambiamento.

L'autore: Giacomo Bottos

Nato a Venezia, è dottorando in filosofia a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore. Altri articoli dell’autore sono disponibili su: http://tempiinteressanti.com Pagina FB: http://www.facebook.com/TempiInteressanti
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