TP/Rai 3 Su Fiat e mercato dell’auto

Pubblicato il 3 Novembre 2012 alle 15:38 Autore: Giuseppe Martelli

Oggi affrontiamo l’annosa questione della Fiat. la più grande “Industria di Stato” che, da molti anni non sembra più in grado di reggere il confronto con le altre case produttrici, specialmente tedesche.

Nella prima slide abbiamo chiesto agli intervistati quali decisioni dovrebbe prendere la Fiat per aumentare il mercato dell’Auto. I risultati sono nettissimi. Quasi il 90% ritiene che le azioni principali riguardano l’innovazione (54,9%) e il management (34,1). Queste due risposte, se pur in maniera diversa, dimostrano che, nella percezione comune,il problema maggiore risiede nella gestione e nell’ organizzazione dell’impresa. Soltanto una piccolissima percentuale imputa la perdita di consistenti quote di mercato ai costi di produzione.

Nella seconda slide invece analizziamo le risposte in merito alla necessità, per l’Italia, di avere un’azienda dell’ auto.

Anche in questo caso le risposte sono diverse. In generale, quasi l’80% degli intervistati ritiene utile avere un’industria dell’ auto. Tuttavia di questo 80% un 43,9 ritiene utile produrre in Italia soltanto se la Fiat è in grado di reggersi da sola sul mercato.

In definitiva, il nostro campione, attribuisce alla dirigenza del Lingotto le responsabilità per il declino della Fiat negli ultimi anni e di conseguenza ritiene utile una produzione d’auto in Italia soltanto se realmente competitiva sul mercato.

Le risposte appaiono quindi coerenti e sopratutto, contrariamente a qualche anno fa, la Fiat non appare più quel gigante dai piedi d’argilla da salvare ad ogni costo, come è accaduto negli ultimi 50 anni.

Purtroppo le riflessioni fin qui sviluppate mancano di un elemento fondamentale ossia il crollo strutturale del mercato dell’ auto nel Mondo e in Europa. Certamente le scelte di Marchionne influiscono ma la crisi dell’ auto è irreversibile. Ecco quindi che il 15% di chi sostiene, nella seconda slide, la necessità di puntare su altre produzioni può essere definito come un’avanguardia culturale che non si interroga su come salvare il mercato dell’auto ma semmai di come riconvertirlo.

Purtroppo anche in questo caso è la politica a mancare considerato che ,un A.d. come Marchionne, che misura i proprio successi in Borsa e non in fabbrica, non può certo avere la lungimiranza di chi deve, in 20-25 anni, riconvertire un sistema produttivo per evitarne la distruzione. Marchionne tre 20-25 anni sarà manager di qualche altra azienda e misurerà il suo successo in base allo stipendio e alle stock options che riuscirà ad ottenere.

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