Catalogna, giovani e laureati guidano l’onda indipendentista

Pubblicato il 12 Settembre 2012 alle 19:12 Autore: Redazione

In molti si sono interrogati sul paradosso di una regione che dagli anni ’80 trasferisce annualmente allo Stato una media dell’8% del suo PIL (più di 16 miliardi la differenza nel 2009 tra quanto apportato alle arche dello Stato e quanto ricevuto come spesa pubblica) sia costretta a richiedere allo Stato un salvataggio relativamente modesto, se paragonato al proprio contributo. 

Le conseguenze politiche di questa manifestazione sono al momento difficili da valutare, ma potrebbero spingere il governo di Convergència i Unió (CiU), partito catalanista e conservatore che ha governato la regione durante 25 degli ultimi 33 anni, a riconsiderare la propria strategia, consistente nel tentativo di negoziare con Madrid un sistema di finanziamento meno oneroso per la Catalogna. CiU ha avuto tradizionalmente una posizione attendista e pragmatica, più incline alla trattativa per ottenere nuove quote anche piccole di autogoverno che a plateali gesti di rottura. Ma persino al suo interno le correnti secessioniste iniziano a farsi sentire e potrebbe avere la tentazione di cavalcare il momento, sciogliere il parlamento, in scadenza nel 2014, e cercare di mettersi alla testa del movimento indipendentista. A giudicare dai sondaggi e dal successo della manifestazione, in molti sembrano essersi iniziati a chiedere se il prezzo a pagare per rimanere in Spagna non stia diventando insostenibile.

Di Ton Vilalta

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