11 settembre (1683): uno scontro di civiltà?

Pubblicato il 14 Settembre 2012 alle 19:26 Autore: EaST Journal
11 settembre - Islam

Franco Cardini, uno dei migliori storici italiani, è autore di due libri significativi in tal senso: “Il turco a Vienna – storia del grande assedio del 1683” e “Europa e Islam, storia di un malinteso“. Scrive Cardini: “La battaglia di Vienna non fu determinante ma ebbe un alto valore simbolico, anche se fosse stata vinta dai turchi non avrebbe cambiato il corso della storia. Anche se la città fosse caduta – dice Cardini – non credo sarebbe cambiato poi molto. Era una grande partita di giro in cui vittorie e sconfitte si alternavano spesso”.

“I turchi – sostiene Cardini – non rappresentavano tutto l’Islam  e ogni volta che erano in guerra con l’Occidente, l’impero persiano ne approfittava. E quando i turchi attaccavano via mare la Spagna o Venezia, gli Asburgo d’Austria tiravano un gran sospiro di sollievo… Viveceversa, quando i turchi attaccavano via terra gli Asburgo d’Austria, Venezia e la Spagna non erano così dispiaiuti. E i francesi? Sempre pronti ad allearsi con la Sublime Porta”.

Come a dire che il nemico dell’Europa era, ed è, la divisione interna. E al di là delle retoriche sull’alterità esistevano rapporti diplomatici, commericali e culturali col mondo islamico. Esistevano già al tempo delle crociate, come durante l’avanzata ottomana in Europa. Così esistono oggi. “Noi proiettiamo sulle guerre dell’antichità l’ombra della guerra totale contemporanea. Ma questo è chiaramente sbagliato”, ha dichiarato Cardini in un’intervista rilasciata a East Journal. Eppure, dopo un altro e più recente 11 settembre, l’opposizione tra Islam e Occidente è venuta rafforzandosi. Le guerre “al terrorismo” si sono accompagnate al terrorismo di chi “muove guerra” all’Islam delle nostre città, minando alla base quella convivenza e quegli scambi culturali che chiunque viva in una metropoli italiana non può ignorare. Come all’epoca dell’assedio di Vienna, i turchi non rappresentavano l’Islam, oggi le follie fondamentaliste degli emiri sauditi non rappresentano la cultura musulmana. Eppure nuove “leghe sante” e metafore escatologiche si sono messe in atto, retoriche neomillenariste per popoli soggiogati dalle retoriche mediatiche.

Oggi, undici anni dopo quell’11 settembre, assistiamo a forti sommovimenti nel mondo islamico. Rivoluzioni d’ispirazione coranica che nulla hanno di minaccioso per le nostre sponde ma che anzi vanno viste come ulteriore possibilità di crescita per il nostro vecchio continente. Una crescita fatta di strappi, relazioni contrastate, reciproche influenze e finte opposizioni. Finte, già. Buone solo per i retori e i cronisti al servizio dell’imperatore. Le due sponde del Mediterraneo hanno una storia comune. Più antica e decisiva, anche per il futuro, di quella che intercorre tra le due sponde dell’Atlantico.

Da EastJournal

di Matteo Zola

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