Il Pianeta dei Venti e il sogno americano

Pubblicato il 3 Ottobre 2012 alle 14:12 Autore: Matteo Patané
libro il pianeta dei venti

Martin e la Tuttle, con grande accortezza, non si sono limitati ad un background storico e geografico di tutto rispetto: un ruolo fondamentale nella storia è legato infatto alla struttura sociale del pianeta, e alla sua evoluzione nel tempo: sul Pianeta dei Venti si è venuta a creare una sorta di società feudale, basata sulla proprietà terriera ma con peculiarità locali che rendono lo status di “terriero” (così sono conosciuti i feudatari) ereditario in alcune regioni quanto elettivo in altre. I volatori si pongono al di fuori e in qualche modo al di sopra della società: non sono soggetti al potere dei terrieri, godono di uno status privilegiato – che in certi arcipelaghi assume anche la forma del potere politico o religioso – e non devono rispondere ad altri che a loro stessi. Lo status dei volatori è rigidamente ereditario, e questo con il tempo ha profondamente fratturato la società in due parti, volatori e terragnoli, con evidenti frizioni sociali.

È in questo scenario complesso e articolato che prendono vita le vicende del romanzo, corale nel raccontare la manifestazione di forze sociali di ribellione allo status quo ma individuale nell’incarnazione di tali forze nella figura di Maris, la protagonista, e negli altri comprimari che popolano il romanzo. Già di per sé questa scelta stilistica esalta la figura del self made man inteso come catalizzatore, come individuo in grado di cogliere e indirizzare le tensioni sociali senza lasciarle disperdere in mille rivoli contrastanti. Una visione che da un lato esalta l’individualismo americano senza tuttavia sfociare in un titanismo ormai superato dai tempi e dagli eventi, e dall’altro lo stempera invece in una cornice realistica fatta di decisioni politiche e una buona dose di sociologia e psicologia.

L’obiettivo di Maris è l’apertura della casta dei volatori a influenze esterne, la sostituzione del principio di ereditarietà – deleterio in un mondo in cui le ali non sono sostituibili ed un figlio può non ereditare il talento dei genitori – con quello di meritocrazia; il primo terzo del romanzo narra il modo in cui Maris, sovvertendo le tradizioni, riesce nell’intento di fondare delle accademie di volo in cui tutti, indipendentemente dalla loro nascita, possono imparare a volare. È forse in questa prima parte del romanzo che si manifestano più coerentemente le idee – o per meglio dire le speranze – politiche degli autori: Maris cambia il sistema senza sovvertirlo, le naturali tensioni che si ingenerano in questa fase tra la casta dei volatori per nascita e gli aspiranti volatori nati terragnoli si risolvono nella saggezza delle scelte dei custodi della legge e della tradizione, in grado di perseguire il bene comune anche a costo dell’abbattimento di parte dei privilegi di cui godono.
L’evoluzione del tessuto democratico della società, grazie all’impegno individuale di persone eccezionali che sanno farsi interpreti di necessità storiche e sociali, senza per questo distruggere il sistema sociale: quale migliore iconografia celebrativa del modello politico americano?

Quella di George Martin e Lisa Tuttle non è tuttavia una semplice fiaba a lieto fine o l’agiografia di un sistema politico.
L’abilità creativa che ha condotto alla definizione di un simile background nel romanzo trova piena espressione nella valutazione delle conseguenze del gesto di Maris, senza tralasciare quelle più inaspettate e sgradevoli.
La seconda parte del romanzo, forse quella maggiormente di passaggio, evidenzia cosa significhi nella realtà un simile cambiamento sociale, mostrando l’ostilità in cui vivono le accademie, la loro progressiva chiusura per chiudere con gli scontri sempre più tesi tra i vecchi ed i nuovi volatori, fino alle minacce ed allo scontro fisico. Vengono messi in risalto i sentimenti che i nuovi e i vecchi volatori provano gli uni verso gli altri, con una varietà di espressioni e caratterizzazioni che rendono il mondo creato dai due autori realistico e verosimile. Particolarmente significative diventano quindi le sfide annuali per la conquista delle ali, dove Martin e la Tuttle possono descrivere al meglio questa fase di transizione, pacifica come nel caso della sfida tra Garth e S’Rella, oppure traumatica e violenta come nel caso dello scontro tra Corm e Val.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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