L’impronta ecologica per uscire dalla crisi

Pubblicato il 11 Ottobre 2012 alle 14:17 Autore: Matteo Patané

Per completare il quadro, è infine necessario ricordare come dagli anni ’70 il consumo di risorse naturali eccede la rigenerazione naturale delle medesime risorse a livello planetario, rendendo più difficile e conseguentemente più costoso l’approvigionamento.
Il possesso e la gestione oculata delle proprie risorse naturali costituscono quindi due fattori chiave in una politica economica di successo: Italia, Spagna, Portogallo e Grecia sono Paesi in forte crisi economica, e sono tutti caratterizzati da un profondo deficit nel grafico dell’impronta ecologica.
Al di là degli episodi di spreco e malcostume politico che quotidianamente riempiono le cronache dei telegiornali, in questi Paesi vi sono carenze strutturali a livello di gestione delle risorse naturali che li obbligano a dipendere sempre di più dall’estero, e quindi a indebitarsi.
La politica economica dei Paesi mediterranei evidenzia un’ulteriore debolezza se si esaminano i principali Stati importatori: Germania, Belgio e Paesi Bassi. Si tratta infatti di Paesi a loro volta pesantemente in deficit ecologico, e quindi di risorse. Questo non potrà non avere effetti in futuro, quando la scarsità di risorse a livello globale farà sì che i Paesi da cui il Mediterraneo è solito approvigionarsi smetteranno di essere fornitori di risorse per destinare queste ultime ad uso interno.

Esaminare la crisi economica da un punto di vista ambientale consente di cogliere i benefici a livello finanziario di decisioni prese a livello di gestione e utilizzo delle risorse naturali.
In particolare il report evidenzia due principali filoni di condotta: il primo consiste naturalmente nello spostameto della dipendenza economica da regioni del mondo in deficit naturale a quei Paesi che ancora costituiscono una riserva di risorse.
Il secondo e più ambizioso consiste nell’individuazione del modo per abbattere il valore dell’impronta ecologica dei Paesi; dalla riduzione degli sprechi in campo energetico alla protezione dell’ambiente intesa come salvaguardia delle risorse al di sopra del limite di rigenerazione spontanea sicuramente gli esempi si sprecano. Il panel di Venezia non si addentra nel dettaglio delle soluzioni politiche che è possibile intraprendere, ma pone l’accento sul legame sempre più stretto tra benessere economico e benessere ambientale, ricordando una volta di più che solo rivoluzionando i valori che hanno condizionato l’economia degli ultimi decenni sarà possibile trovare una via d’uscita dalla crisi che stiamo vivendo.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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