La semplice guida del TP per comprendere i sondaggi

Pubblicato il 9 Marzo 2010 alle 16:36 Autore: Redazione
media sondaggi

Per ovvi motivi, non ha senso affermare che 0,5 persone hanno votato per un tal partito, quindi tutti i numeri decimali (dopo la virgola) si devono approssimare per rendere le cifre dei numeri interi (senza virgola). Dipende dai casi e dal sistema, ma in questo articolo non ce ne preoccupiamo troppo ed indichiamo come 221 il numero di voti per C e 94 per D.

Abbiamo così derivato con semplici conti il numero reali di voti che l’Istituto ha riscontrato nel proprio sondaggio e che ha espresso con un certo numero di percentuali.

Un ultimo passaggio, per chi vuole rendere i dati ancora più uniformi: bisogna normalizzare il campione. Cosa vuol dire normalizzare il campione? Vuol dire molto brutalmente rendere più regolare un insieme di dati. Nel caso nostro specifico, vogliamo sapere quale sia la percentuale dei 4 partiti rispetto non ai voti validi, ma al numero di elettori, in modo tale da poter equiperare tali percentuali con il dato degli astenuti.

Anche qui, il processo è molto semplice:

  1. A = 126 voti, B = 189 voti, C = 221 voti, D = 94 voti.
  2. Totale indecisi = 120.
  3. Totale astenuti = 250.
  4. Totale casi = 1000.
  5. Si calcolano le percentuali dei partiti non sui voti validi (630) ma sui casi totali, 1000.

A = 126/1000*100 = 12,6%, approssimato a 13%

B = 189/1000*100 = 18,9%, approssimato a 19%

C = 221/1000*100 = 22,1%, approssimato a 22%

D = 94/1000*100 = 9,4%, approssimato a 9%

Indecisi = 120/1000*100 = 12%

Astenuti = 250/1000*100 = 25%

TOTALE = 100%

Come si vede, quando si normalizza, le percentuali dei partiti cambiano, poiché il numero di casi aumenta (da 630 si passa a 1000, includendo indecisi ed astenuti). Da qui si evince come il partito C che aveva il 35% dei consensi, ora diventa pari al 22% del campione, inferiore al numero di astenuti, pari al 25%.

Questo è il modo corretto di sommare le voci in un sondaggio. In pratica: non si sommano pere con mele. Traduzione. non si sommano voti validi con elettori.

Spiegato il modo di ricavare i dati e trattarli, spieghiamo ora cosa si intenda per metodologia “CATI”, l’ultima voce.. Nel nostro sondaggio-test abbiamo indicato come 1000 il numero di casi totali. Questi 1000 corrispondono al nostro CAMPIONE. Cosa si intende per campione? Si intende quella frazione di elettori che può essere considerata, per una serie di ragioni, indicativa di tutto il corpo elettorale. Esempio: in italia vi sono circa 40 milioni di potenziali elettori. E’ assolutamente impossibile poter pensare di chiedere ad ognuno di essi un parere in un sondaggio, sia per regioni di tempo, sia per ragioni di costo del sondaggio stesso. Immaginate quanto possa costare ad un istituto effettuare una telefonata al singolo cittadino. Moltiplicate questo costo per 40 milioni ed avrete il costo totale del sondaggio, escludendo altre spese eventuali. I tempi poi sarebbero enormi. Evidentemente bisogna trovare un sistema più efficiente per sapere come i 40 milioni di potenziali elettori voteranno. Per farlo, si usano almeno 3 tecniche differenti di campionamnto (ovvero, raccolta dati): CAWI, CATI o CAPI.

CAWI: rilevazioni via internet

CATI: rilevazioni via telefono

CAPI: rilevazione faccia a faccia.

Ogni metodologia prevede punti deboli e forti: generalmente il CAWI è molto adatto per rielvare un pubblico giovane o mediamente giovane, altamente istruito ed interessato alla politica (altrimenti non andrebbe a cercare un sito che effettui queste rilevazioni), prevalentemente concentrato nei grandi centri urbani. E’ tuttavia debole sulle fasce più anziane (quanti di voi conoscono ultra 70-enni che si collegano ad internet?), bassamente istruiti (licenza elementare e meno), pensionati e casalinghe. Il CATI è praticamente speculare al CAWI: dove è forte il CAWI è debole il CATI e viceversa. Ecco spiegato il motivo per cui la maggior parte degli istituti di sondaggi usano il CATI (ovvero le interviste telefoniche): per poter usare il CAWI bisogna apportare correttivi maggiori e richiede un sito internet largamente conosciuto per poter avere un campione sufficientemente ampio. Tuttavia, ed è questo un punto di forza del CAWI rispetto al CATI, gli italiani hanno spesso la tendenza a mentire ai sondaggi. Non è questa la sede per comprenderne le motivazioni, ma se ci pensate un attimo è piuttosto logico capire perché per il CAWI questo problema sia secondario. Se qualcuno vi chiama per telefono, sul fisso o cellulare, mentre voi siete occupati in qualche attività, sarete predisposti o ad interrompere la conversazione, oppure a rispondere in modo sbrigativo per non perdere tempo. Il che porta, in alcuni, la tendenza a “vendicarsi” dello sgarbo subito di essere stati disturbati senza il proprio consenso. Ed ecco che possono emergere risposte non veritiere. Oppure, vi è la tendenza storica di aver timore di indicare il proprio voto ad uno sconosciuto. Col CATI, si ha sempre l’impressione che vi sia qualcuno dall’altra parte della cornetta ad ascoltare, e conoscendo il numero di telefono, riuscire a risalire alla persona. Questo in realtà non è vero, nel senso che le telefonate sono spesso generate automaticamente tramite un computer, e l’intervento umano avviene solo nel momento di analizzare i dati. Nessuno ha molta voglia di risalire ad ogni numero di telefono per poter controllare se tizio o caio abbiano votato per A oppure B. A che pro, poi?

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L'autore: Redazione

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