Obama del 2008, Romney del 1920

Pubblicato il 23 Ottobre 2012 alle 06:30 Autore: Carlandrea Poli

Va precisato con estrema cautela il punto. Perché Romney, in fondo, ha incentrato la sua linea di difesa su uno spostamento verso il centro in politica estera – al costo di risultare bolso e troppo affine agli orientamenti dell’amministrazione – e in politica interna, attorno al crinale delle decisioni condivise fra repubblicani e democratici per azzerare il disavanzo seguendo il modello del suo governo in Massachusetts, all’opposto di Bush. E sul piano argomentativo Obama non ha potuto spingerlo verso la destra ortodossa e ultra neocon.

È per intero, quindi, una faccenda non argomentativa bensì emozionale, che risponde a un quesito preciso: quali possibilità ha un candidato di porsi alla guida di un change devastante per gli equilibri di una superpotenza, la non rielezione del presidente in carica, se l’immagine che proietta è affaticata e stanca? Obama stasera ha ritrovato un potenziale di novità, andato in gran parte perduto sin dalla bruciante sconfitta nelle elezioni di mid-term del 2010.

Già a metà settimana capiremo a fondo se questa foto della Florida peserà in maniera favorevole sui destini della rielezione di Obama. Bisogna far sedimentare appieno le emozioni, perché sempre rifacendoci al sondaggio della Cnn fra chi ha visto il dibattito il 24% è diventato più propenso a votare Obama, il 25% Romney e il 50% nessuno dei due.

L'autore: Carlandrea Poli

Nato a Prato il 27/06/1987 giornalista pubblicista, ha cominciato a collaborare con alcune testate locali della sua città per poi approdare al Tirreno. Appassionato delle molte sfaccettature della politica, ha una predilezione per la comunicazione, l'economia e il diritto. Adora il neomonetarismo, l'antiautoritarismo della scuola di Francoforte e prova a intonare nel tempo libero con scarso successo le canzoni di Elisa Toffoli. Su Twitter è @CarlandreaAdam
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