Nel cuore degli swing state. La sfida elettorale americana nel dettaglio
[ad]Riguardo l’Ohio Romney ha bisogno di guadagnare voti nelle aree rurali e suburbane dove Obama ebbe molto successo nel 2008. Secondo alcuni osservatori già un terzo degli elettori avrebbe votato col voto anticipato. La Virginia è uno stato in bilico grazie alla vittoria di Obama nel 2008, la prima di un democratic dal 1964; sebbene lo stato abbia una solida tradizione conservatrice, la retorica antigovernativa di Romney risulta difficile per il gran numero di lavoratori statali. Anche il Wisconsin fu agilmente conquistato da Obama quattro anni fa, ma oggi la partita è molto più incerta, inoltre il la rappresentanza del candidato vice repubblicano Paul D. Ryan, potrebbe aiutare a sottrarre voti ai democratici. La campagna di Romney non considera il Wisconsin in maniera molto ottimista, ma sicuramente una vittoria dei suoi preziosi 9 voti elettorali aiuterebbe a bilanciare la potenziale perdita dell’Ohio.
Le ingenti risorse di cui i due candidati hanno usufruito – circa due miliardi di dollari – non sono servite solo a finanziare migliaia di spot pubblicitari, ma anche e soprattutto ad individuare e portare alle urne gli elettori negli stati determinanti come l’Ohio, a preparare il campo –nel caso dei democratici – per il voto anticipato via posta e via mezzi elettronici, e per predisporre un accurato sistema di controllo legale. La lezione della Florida del 2000, e delle gravi contestazioni che ne seguirono, fino a segnare la perdita delle elezioni per Gore, brucia ancora nel campo dei democratici. La debolezza dell’economia nei quattro anni di Obama, la lenta ripresa di queste ultime settimane hanno determinato l’incertezza di questa campagna elettorale. Il sofisticato apparato elettorale dei democratici, teso a portare alle urne le minoranze e specialmente gli ispanici, dovrebbe segnare la differenza, anche rispetto ai sondaggi e i poll tradizionalmente riservati agli anglofoni.