Da Nord a Sud, i mille volti (e voti) dei mister preferenze

Pubblicato il 15 Giugno 2009 alle 11:55 Autore: Lorenzo Pregliasco
Clemente Mastella e Silvio Berlusconi

Soprattutto, però, la fanno da padrone i tanti assessori e consiglieri nelle assemblee locali in grado di portare in dote pacchetti di preferenze di tutto rispetto.

Sembra Stalingrado, ma è Polistena, provincia di Reggio Calabria: qui Rifondazione comunista è di gran lunga il primo partito, 42,5% contro il 26,4 del Pdl e il 18,1 del Pd. Dei 1.700 voti ‘comunisti’ quasi 1.300 vengono da Michelangelo Tripodi, segretario dei Comunisti italiani in Calabria e assessore prima al Lavoro (1999-2000), e poi all’Urbanistica (nella giunta Loiero). Berlusconi è a 400, Liliana Frascà del Pd a 246. Sempre in Calabria troviamo Mario Pirillo, democristiano di lunga data, confluito prima nel Ccd (1995), poi nel Cdu (1997), dunque nell’Udr di Mastella e Cossiga e nell’Udeur, poi, dal 2002, nella Margherita: nel 2006 segue Loiero, che in rotta con Marini e Rutelli lascia i Dl per fondare il Pdm (Partito democratico meridionale), e l’anno dopo entra nel Partito Democratico. Ma, al di là della leggiadria con cui Pirillo si destreggia tra partiti e partitini, liste, sigle e alleanze, è come consigliere e assessore regionale che costruisce il suo capitale politico: già nel 1990 viene eletto una prima volta in Consiglio regionale, nel 1994 è assessore al Bilancio sotto Donato Veraldi, l’anno dopo diventa vicepresidente di Giuseppe Nisticò in regione. Nel ’97 è capogruppo del Cdu in consiglio regionale mentre nel 2000 si ritrova consigliere e segretario regionale dell’Udeur. Da quattro anni, a seguito della vittoria di Agazio Loiero alle Regionali, è assessore all’Agricoltura. Ebbene, quest’anno, nelle liste del Pd, è mister preferenze in Calabria, 86 mila contro le 80 mila di Silvio Berlusconi, e nella sua Amantea (Cosenza) porta a casa 2.400 preferenze su 3.000 voti, sei volte quelle date al premier, e fa levitare il Pd dal 30,4% del 2004 al 44,5.

In Sicilia, nella Militello di Pippo Baudo, fa la parte del leone ancora l’Autonomia, che col 43% e passa stacca il partito di Franceschini (23,4%) e il Pdl (19%). Qui il più votato è Sebastiano Musumeci detto Nello, già nel Msi ai tempi d’oro, poi presidente della provincia di Catania dal 1994 al 2003 con An, indi europarlamentare nel 2004 (An sfiorò per l’occasione il 38% in paese). Nel 2005 fonda Alleanza siciliana, con cui si candida alle regionali siciliane l’anno dopo (prenderà il 5,3%). Il partito confluisce infine nella Destra di Storace sul finire del 2007 e la primavera successiva Musumeci tenta la scalata in solitaria a sindaco di Catania, dove finisce secondo alle spalle del candidato del centrodestra col 25% dei voti. Anche stavolta, in zona Musumeci è il re delle preferenze: 1.327, più che doppiando il governatore Raffaele Lombardo (626) e umiliando il premier, fermo a 158 nelle liste del Popolo della libertà. Anche Rosario Crocetta, il sindaco antimafia di Gela (già comunista, poi in Rifondazione e nel Pdci, quindi passato con Veltroni l’anno scorso) sbanca nella sua città: è boom Pd, col 50,5% dei voti (era al 24 cinque anni fa), e Crocetta sfiora le 10 mila preferenze. Berlusconi, per dire, è sotto le tremila. Raffaele Lombardo a 2.200. E Rita Borsellino, capolista Pd, a 1.800.

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L'autore: Lorenzo Pregliasco