L’America merita di meglio. Perché Romney farebbe bene da presidente

Pubblicato il 6 Novembre 2012 alle 18:43 Autore: Daniele Curcio

Il senso morale che anche i repubblicani avevano in gran parte perduto nel secondo mandato di George W. Bush, nel corso del quale fu concepito il piano di salvataggio da 800 miliardi di dollari. Un segnale di accondiscendenza alla regola del too big to fail, che è servito in gran parte a rendere più odiosa la grande finanza agli occhi di milioni di americani. Peggio ancora ha comunicato il messaggio etico che le imprese come le banche possono prendersi grandi rischi, fallire per incompetenza eppoi chiedere allo Stato di mungere il contribuente per tirarli fuori dai guai.

Così si è alimentato il “moral hazard”, l’incentivo a essere poco virtuosi sul mercato a danno ovviamente di coloro che nel mercato combattono lealmente e, soprattutto, sulla pelle del contribuente-consumatore.believe in america

Obama ha proseguito su questa falsariga col bailout del settore auto, che magari gli farà vincere l’Ohio ma che ha indebolito le fondamenta dello spirito di sana ed equa competizione di mercato. È qui che si nota tutta la discontinuità della campagna e della leadership di Romney. Il former governor del Massachusetts in queste presidenziali mette nel conto addirittura di perdere, ma ha riportato al centro dell’agenda politica la libertà economica al di fuori dalle interferenze dello Stato, dalle alte tasse al pari dai sussidi.

Un’idea sociale forte, americana e differente dagli ultimi 8 anni di politica in America.

L’intera sua storia personale dimostra come ne capisca di Economia e in questo periodo di stagnazione, è una delle poche cose che contano. Da governatore del Massachusetts ha risolto una crisi occupazionale ereditata dal suo predecessore e riportato il budget in pareggio; da presidente del Comitato Olimpico di Salt Lake City nel 2002 è riuscito ad evitare un fallimento annunciato e da imprenditore ha costruito una azienda di successo: la Bain Capital.

I suoi detrattori lo accusano di essere un uomo della finanza, contrario alla classe media, di ignorare le necessità di metà degli americani (il famoso 47% ndr) e di essere un estremista religioso. Mai la realtà potrebbe essere più distante da quanto affermano.

Mitt Romney è la scelta giusta per l’America. Dopo il sogno di “hope and change”, mai realizzato, è il tempo del pragmatismo; nella speranza che il popolo Americano sappia andare oltre le semplici impressioni e votare davvero con una visione rivolta al futuro.

L'autore: Daniele Curcio

Studente in Economia e Business Internazionale alla Università Bocconi di Milano, è appassionato di politica Americana sin da giovane. Durante i suoi numerosi viaggi negli Stati Uniti ha avuto modo di approfondire i suoi studi nel settore. Consigliere di Municipio nel Comune di Brescia dal 2008. Caporedattore della sezione Esteri di Termometro Politico, sezione americhe e english version
Tutti gli articoli di Daniele Curcio →