Regionali 2010: l’analisi di Demos & Pi in anteprima per TP

Pubblicato il 6 Maggio 2010 alle 12:25 Autore: Giovanni Diamanti
elezioni regionali - Termometro Politico

2010 e 2005, Piemonte e Campania. Abbiamo, infine, utilizzato l’IL in prospettiva diacronica, per valutare il diverso peso dei candidati di una coalizione in elezioni successive. Ci siamo concentrati su due regioni particolarmente importanti, il cui “colore” politico è cambiato: il Piemonte e la Campania.

FOCUS: PIEMONTE E CAMPANIA

diamanti2

Per quanto riguarda il Piemonte, possiamo notare come la candidatura di Roberto Cota abbia prodotto un valore aggiunto rispetto a quella di Ghigo cinque anni prima. Nel 2005, Ghigo, Presidente uscente, ottiene un discreto risultato personale (IL: +0.38) ma comunque inferiore a quello di Cota alle recenti elezioni: +0.49. L’appeal della candidatura di Mercedes Bresso, invece, appare indebolito rispetto a cinque anni prima, anche se non di molto. Il suo IL, che nel 2005 era di +0.56, quest’anno scende a +0.43. Uno scivolamento limitato, ma determinante, visto lo strettissimo margine con cui prevale il candidato leghista. Fra l’altro, è significativo come Bresso, cinque anni fa, avesse ottenuto gli indici migliori nelle province dove questa volta ha prevalso Cota: Cuneo e Novara, in particolare. In un esito determinato da una differenza di poche migliaia di voti, come abbiamo già detto, la perdita di attrazione “personale” della Presidente appare senz’altro decisiva.

La situazione campana è, invece, più complessa. Nel 2005, Antonio Bassolino vinceva le elezioni regionali con un risultato quasi plebiscitario contro Italo Bocchino, staccando l’avversario di oltre ventisette punti percentuali e di quasi novecento mila voti. Il grande risultato elettorale di del candidato di centrosinistra si spiega sia con l’ampiezza della coalizione che lo sosteneva, ma anche con un ottimo risultato personale, evidenziato dal suo IL (+0.36). Nonostante la pesante sconfitta, però, anche lo sfidante mostrava un IL molto positivo (+0.46); ovviamente insufficiente, vista la debolezza del centrodestra quell’anno. Nel 2010, invece, la candidatura di De Luca appare trainante, visto che il suo IL risulta +1.17. Il candidato vincente del centrodestra, Caldoro, d’altro canto, appare “trainato” dai partiti che lo sostengono, come mostra il suo indice negativo (-0.17). Il che sottolinea come la forza personale dei candidati presidenti alle elezioni regionali, in alcuni casi, non sia sufficiente a condurre la coalizione alla vittoria. Anzi, al contrario: rifletta proprio la debolezza dei partiti che lo sostengono.

Forza dei presidenti, forza dei partiti. In conclusione, questa analisi mostra come il contributo dei candidati raramente, nel voto regionale del 2010, abbia assunto un peso rilevante rispetto ai partiti che li sostenevano. Con alcune, importanti, eccezioni: Vendola, in Puglia; De Luca, in Campania; Scopelliti, in Calabria; Zaia, in Veneto. Alcuni di questi hanno vinto; altri, invece, no. Possiamo quindi sottolineare come candidati forti possano aumentare in modo significativo la capacità competitiva delle coalizioni, ma non al punto da trascinarle da soli. Come invece avviene nei comuni, per i sindaci. A livello regionale, dunque, il ruolo dei partiti resta ancora decisivo. Anche se i candidati sono importanti, e possono fare la differenza, soprattutto dove, come in Puglia e Piemonte, la competizione è incerta ed equilibrata.

Riccardo Benetti, Giovanni Diamanti, Natascia Porcellato (gruppo di lavoro Demos & Pi)