La libertà di stampa in Italia secondo RSF

Pubblicato il 26 Ottobre 2010 alle 05:17 Autore: Matteo Patané

In realtà, un’analisi delle domande consente di fornire alcune risposte chiarificatrici.

In primo luogo il questionario proposto da RSF è in continua evoluzione: se da un lato questo rende impossibile un confronto immediato tra le risposte di un anno e quelle del precedente (ad esempio il punteggio dell’Italia è sceso da 12,14 nel 2009 a 15,00 nel 2010, ma al tempo stesso il questionario è passato da 40 a 43 domande), dall’altro è garanzia di un costante lavoro di aggiornamento e integrazione da parte degli autori allo scopo di fornire di volta in volta le domande più appropriate e complete per mappare in maniera esaustiva la libertà di stampa nel mondo.

Il questionario di Reporters sans Frontières si presenta diviso in capitoli:

  • Violenze fisiche
  • Numero di giornalisti uccisi, imprigionati, attaccati fisicamente o minacciati, e ruolo dell’autorità
  • Minacce indirette, intimidazioni e accesso alle informazioni
  • Censura ed autocensura
  • Controllo dei media
  • Pressioni giuridiche, economiche e amministrative
  • Internet e nuovi media

Come si vede, i capitoli coprono quindi in maniera capillare gli aspetti per cui ad un giornalista può essere impedito di svolgere il proprio lavoro o ad un cittadino può essere impedito di ricevere informazione. All’interno di ogni capitolo le domande sono esaustive, chiare e senza sovrapposizioni.

La maggior parte dei quesiti, inoltre, fa riferimento a dati oggettivi e verificabili: il numero di giornalisti uccisi o torturati a causa della propria attività non può differire in base alle opinioni dell’intervistato. La presenza e la dimensione dei gruppi editoriali privati è un dato certo e numerico. Le pressioni da parte di forze militari sono fatti documentabili, così come i poteri delle authorities.

Le domande in cui l’opinione dell’intervistato può diventare rilevante sono relativamente poche: 13, 17, 21, 22, 23, 26, 27, 30 e 32 sono i casi più evidenti. Prendendo il caso italiano, l’allontanamento di alcuni giornalisti da un telegiornale è ascrivibile ad un licenziamento ingiustificato? L’assenza o la minimizzazione di alcune notizie su alcune testate è classificabile come censura, o magari come autocensura? Queste domande, e probabilmente alcune delle altre, introdurranno quindi una certa varianza nei questionari, ed è proprio per questo che RSF rivolge le proprie domande ad una molteplicità di soggetti.

A favore del lavoro di Reporters sans Frontières vanno quindi la completezza e la pertinenza delle domande presenti nel questionario, la trasparenza nella pubblicazione del questionario stesso unito alla metodologia di valutazione e la scelta di limitare il più possibile le domande che coinvolgono l’opinione degli intervistati.
A tempo stesso, tuttavia, si sente la mancanza di alcuni dati che avrebbero consentito analisi maggiormente veritiere ed approfondite: lo stringato commento associato ad ogni Stato non consente di identificare con certezza la composizione del punteggio conseguito impedendo di comprendere e verificare nel dettaglio le pecche di ciascuno Stato, e la mancata pubblicazione della varianza dei questionari rende complesso stabilire se all’eventuale mancanza della libertà di stampa si accompagni anche una corretta percezione della medesima.

In generale, si può quindi concludere che il Press Freedom Index di Reporters sans Frontières, seppure non possa offrire garanzie di precisione assoluta a livello del punteggio conseguito da ciascun Paese, sia però in grado di fornire accurate valutazioni sulle condizioni generali di salute della libertà di stampa.
Se pertanto la coabitazione dell’Italia nella medesima posizione del Burkina Faso è un dato che può essere preso con le molle, deve destare invece preoccupazione la grande distanza che ci separa dalla vetta della classifica, un distanza culturale prima ancora che legislativa.

Matteo Patané

(Blog dell’autore: Città Democratica)

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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