Moretti ha anticipato la realtà con “Habemus papam”

Pubblicato il 12 Febbraio 2013 alle 20:22 Autore: Nadia Ruggiero

La bellezza di “Habemus papam” è aver raccontato un’umanità che il rigore di una certa Cristianità, con le sue istituzioni e i suoi riti solenni, a volte sembra voler offuscare.

Non solo la figura del Papa, che si vuol far “guarire” a tutti i costi persino attraverso l’aiuto della psicoanalisi, ma anche i cardinali immortalati da Moretti gradualmente svelano difetti, vizi e paure che si nascondono dietro l’austera facciata.

Anzi, austeri non lo sono per niente. Costretti ad un isolamento forzato in Vaticano, vorrebbero uscire a concedersi un cappuccino tiepido, con poca schiuma. Si scopre che assumono sonniferi e tranquillanti e sono competitivi come non si addice alle persone di Chiesa. Si rivelano egocentrici, curiosi di sapere a quanto era data la loro elezione presso i bookmakers. Persino un po’ razzisti, quando vogliono partecipare al torneo di pallavolo con una squadra di soli italiani.

Costretto, infine, a presentarsi alla folla in festa in Piazza San Pietro, proprio mentre cercava di riscoprire i suoi interessi e le sue passioni di uomo, il Cardinale Melville pronuncia le seguenti parole:

“In questo momento la Chiesa ha bisogno di una guida che abbia la forza di portare grandi cambiamenti, che cerchi l’incontro con tutti, che abbia per tutti amore e capacità di comprensione. Chiedo perdono al Signore per quello che sto per fare e non so se Lui potrà perdonarmi. Io però devo parlare a Lui e a voi con sincerità. In questi giorni ho pensato molto a voi e purtroppo ho capito di non essere in grado di sostenere il ruolo che mi è stato affidato. Io sento di essere tra coloro che non possono condurre, ma devono essere condotti. In questo momento posso dire soltanto: pregate per me. La guida di cui avete bisogno non sono io, non posso essere io.”

E oggi qualcosa di tutto questo succede davvero. Niente mani portate alla bocca per arrestare lo sgomento, come nel finale del film.

Non importa se si è credenti o laici. La notizia delle dimissioni di Papa Ratzinger merita di essere accolta con grande rispetto. Questi si è trovato a raccogliere un’importante eredità, quella di un predecessore che si è dato generosamente al mondo fino all’ultimo dei suoi giorni, abbracciando la croce della malattia. Con questa pesante eredità sulle spalle, il “tedesco” Ratzinger ha intrapreso e portato avanti il suo pontificato.

Ma l’epilogo è stato diverso. È un epilogo che genera, come negli spettatori del film, una grande commozione per un’umanità che ci appartiene tutti, indistintamente, al di là della nostra missione nel mondo. Il rito di proclamazione del Sommo Pontefice si trasforma in un inedito Nuntio vobis gaudium magnum: habemus hominem! Abbiamo l’uomo. E forse non abbiamo mai sentito Papa Ratzinger tanto vicino.

L'autore: Nadia Ruggiero

Di origini campane, si è specializzata in Mass Media e Comunicazione presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II e ha conseguito il master Social Media Marketing & Digital Communication alla IULM di Milano. Giornalista pubblicista iscritta all'Albo, per la testata online Termometro Politico ha inaugurato le rubriche culturali e contribuito alla redazione di numerosi articoli. Come addetta stampa ha curato una campagna di comunicazione per il lancio di un progetto musicale basato sul crowdfunding. Vive e lavora a Bologna.
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