I paesi Scandinavi alle prese con la riforma del welfare
Anche in Svezia potrebbero nascere nuove alleanze. Protagonisti di questa settimana sono stati i Verdi, all’11% stando ai sondaggi della Sifo pubblicati nei giorni scorsi. Ma al di là dei numeri, la sostanza è chiara e l’ha spiegata bene la politologa Jenny Madestam: “I Verdi hanno conquistato una posizione stabile nello scenario politico svedese. Sono percepiti come indipendenti rispetto al governo ma anche rispetto ai socialdemocratici”. Indipendenti: è questa la parola sulla quale concentrarsi perché potrebbe aprire scenari da tenere d’occhio. Come ha scritto l’Expressen, il premier Reinfeldt alle prossime elezioni nel 2014 potrebbe dover andare a cercare proprio l’appoggio dei Verdi se vorrà ottenere il terzo mandato consecutivo.
Nel frattempo, in Finlandia il premier Katainen è ancora invischiato nelle trattative sulle riforme sul mercato del lavoro e del welfare. Dialogo sul quale si va molto lenti. L’ultimo paletto lo hanno piantato i datori di lavoro che sono pronti a discutere purché i sindacati abbandonino qualunque richiesta di aumento salariale. Katainen ha chiesto alle parti di trovare un accordo e di farlo in fretta. Perché se è vero che qualche buona notizia c’è (a gennaio l’inflazione è scesa all’1,6%), il quadro complessivo resta incerto. Il premier ha ammesso che in primavera potrebbero arrivare nuovi tagli e nuove tasse. Non si tratterà di una manovra importante come quella dell’anno scorso, ha tranquillizzato.
Meglio sembra stare la lontana Islanda. La disoccupazione a gennaio è scesa al 5,5%. Con l’avvicinarsi dell’estate le cose potrebbero migliorare ancora, grazie alla spinta del settore turistico. Insomma l’Islanda pare davvero ormai fuori dal tunnel. Uno studio svedese sostiene che a Reykjavík il Pil quest’anno crescerà oltre il 2%. Meglio di Danimarca, Finlandia e Svezia. La Norvegia è caso a sé: il petrolio le assicurerà ancora una crescita maggiore. Ma, come sanno bene a Oslo, di petrolio non si vivrà in eterno.