Economia-crisi italiana paragonata con Grecia e Islanda

Pubblicato il 3 Marzo 2013 alle 19:36 Autore: Redazione

L’arrivo di un soggetto politico come il Movimento Cinque Stelle che utilizza la rete come mezzo di comunicazione e condivisione sembra essere una vera e propria rivoluzione attuata dal basso, dalla cosiddetta società civile e il paragone con la situazione islandese sembra quasi obbligata. L’avvento della rete come mezzo di confronto politico è possibile in una Nazione di 60 milioni di abitanti? Gli italiani sapranno utilizzare le tecnologie che oggi impiegano solo ed esclusivamente per fini ludici per scopi civici?

Alcuni giorni fa Citigroup ha affermato che la situazione di stallo politico italiano potrebbe nel medio termine abbassare il rating di 5 notch (si tratta dell’unità di misura di variazione del rating NdR) ovvero dall’attuale BBB+ a BB-, definendo di fatto le emissioni italiane come “junk”, spazzatura. Interessante che tale affermazione arrivi da un istituto tra i più foraggiati dal piano di 700 miliardi di dollari di salvataggio ottenuti da Bush Jr a fine mandato.

Interessante anche notare che il sistema politico italiano spesso e volentieri non sia conosciuto all’estero: nessuno nomina il fatto che attualmente il Governo Monti è in carica anche se solo per gli affari correnti e finché non verrà nominato un nuovo esecutivo attraverso la fiducia delle due Camere rimarrà in carica. Ingovernabilità sta a significare una difficoltà oggettiva a trovare una nuova maggioranza, ma non che non esista un Governo, su questo fraintendimento è nata una serie di speculazioni finanziarie che a lungo termine potrebbe certamente deteriorare il debito pubblico, ma sulla base di aspettative e manovre come le vendite allo scoperto che puntualmente sono state bloccate dalla CONSOB.

Le paure di Schäuble potrebbero realizzarsi qualora la finanza, ormai chiaramente diventata attore nelle vicende politiche, decidesse di prendere d’assalto l’Italia per generare reddito attraverso la speculazione. Quale via allora per l’Italia? La strada greca o quella islandese? È verosimile piuttosto pensare a un’ipotesi di “via italiana”, un modo tutto nostro e originale di uscire da questo stato melmoso forse addirittura sorprendendo, modalità alla quale, citando Massimo Gramellini, siamo abituati da millenni. Il dibattito politico attuale diventa quindi fondamentale per stabilire il futuro dell’Italia nel breve termine e incidentalmente anche il trend di lungo periodo.

di Ivan Peotta

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