I sondaggi tengono banco nei Paesi scandinavi
Scenari diversi in Danimarca, dove lo scontro è tutto interno al governo guidato dai socialdemocratici. Le ultime decisioni prese dall’esecutivo non sono piaciute a tutti. Proteste da alcuni deputati laburisti, proteste dal Partito Popolare Socialista (che potrebbe non far parte del governo nell’ipotesi di una futura legislatura di centrosinistra) e proteste soprattutto dall’Alleanza Rosso-Verde che appoggia la premier Thorning-Schmidt dall’esterno.
Dopo la presentazione del ‘pacchetto crescita’ e l’ipotesi di inserire tagli ai comuni nel prossimo bilancio, tutti i pruriti dell’Alleanza Rosso-Verde sono esplosi. Se è vero che è rientrato (almeno per ora) lo spettro delle elezioni anticipate, i rapporti restano però tesissimi. Nelle prossime settimane l’Alleanza Rosso-Verde potrebbe chiedere ufficialmente al governo un segno di discontinuità. Per ora si tratta di parole che servono a tastare il terreno, a vedere le reazioni. Che, per la precisione, non sono concilianti: la premier ha dichiarato che la politica del governo non è di stampo conservatore ma è semplicemente la politica che si ritiene giusta (e così la pensano in effetti molti imprenditori, come raccontato dal Berlingske Tidende). Ancor più diretto il ministro delle Finanze Bjarne Corydon: il governo non ha intenzione di tornare sui propri passi, l’Alleanza Rosso-Verde decida cosa vuole politicamente. Che si può tradurre così: l’Alleanza Rosso-Verde decida se vuole far cadere il governo e consegnare il paese alla destra.
La destra sarà quasi certamente la vincitrice delle elezioni islandesi, in programma a fine aprile. Un risultato che secondo la maggior parte degli analisti potrebbe allontanare l’isola dall’Unione europea e dall’ipotesi di adozione della moneta unica. O forse no. L’agenzia Bloomberg martedì scorso ha riportato l’opinione di Össur Skarphéðinsson, attuale ministro degli Esteri: “Tutti i partiti politici islandesi hanno detto di voler prendere in considerazione l’adozione di un’altra moneta. Alcune delle soluzioni proposte sono un po’ bizzarre, come quella del dollaro canadese. Ma se parliamo seriamente, allora c’è un’unica strada ed è quella dell’euro”. Parole che vengono da un membro del partito socialdemocratico, che a Bruxelles guarda con fiducia. Ma sono anche parole che semplificano al massimo una questione complessa: o si resta con la corona (con tutte le due debolezze) o si adotta l’euro (e le regole comunitarie). A Reykjavík si dovranno prendere decisioni importanti, nel prossimo futuro.