Analisi del voto: Bologna

Pubblicato il 18 Maggio 2011 alle 22:01 Autore: Matteo Patané

Non deve ingannare l’aumento percentuale del PdL, che passa dal 15,5% al 16,6%: nel 2009 la pessima – persino per Bologna – performance del partito di Berlusconi poteva essere spiegata con l’esistenza di una lista civica in grado di racimolare quasi il 10%; quest’anno non ci sono scuse. Il Popolo della Libertà sotto le Torri non riesce più ad arrivare nemmeno al 20%.

La Lega Nord, trainata dal suo candidato, avanza, sfonda la soglia psicologica della doppia cifra e si assesta al 10,72%. Aumenta i propri voti in termini percentuali ed in termini assoluti, e per questa ragione può sicuramente considerarsi soddisfatta, eppure rispetto a sondaggi trionfalistici che la vedevano attorno al 15% ed anche semplicemente rispetto alle regionali 2010 è sicuramente un risultato in chiaroscuro, al di sotto delle aspettative.

Le liste del centrodestra perdono in termini assoluti quasi 10.000 voti rispetto al 2009, e circa l’1,4% in termini relativi. Solo l’ottimo risultato personale di Bernardini riesce a trasformare questi numeri in un -2.300 assoluto ed un +1,3% relativo.

Il più grande sconfitto della tornata elettorale è in ogni caso Stefano Aldrovandi, il civico appoggiato – per certi versi suo malgrado – dal Terzo Polo, che dimezza sostanzialmente i risultati ottenuti da Guazzaloca due anni prima.

La lista civica Stefano Aldrovandi sindaco raccoglie meno di 9.000 voti, contro gli oltre 26.000 della lista di Guazzaloca nel 2009. Un’emorragia di oltre 17.000 preferenze che si traduce in un -7,5%. Tenendo conto dell’effetto candidato il raffronto diventa ancora più impietoso: -18.000 e -7,6%.

Dagli sconfitti ai vincenti. Il MoVimento 5 Stelle incassa l’ennesima crescita sia in termini relativi che assoluti, e rispetto alla sua versione embrionale di due anni fa triplica consensi e percentuali. Di suo Bugani ci mette quei centesimi percentuali necessari per assestare il risultato finale sul 9,50% netto. Bologna, ma in generale l’Emilia, si rivela una volta di più terreno fertile per il MoVimento, che si propone di fatto come terza forza politica sotto le Torri ed entra a Palazzo d’Accursio con due, forse tre consiglieri. Bologna, appunto, laboratorio politico d’Italia.

Infine il centrosinistra. Rispetto al 2009 sia il candidato sia la coalizione mostrano avanzamenti; in particolare Merola, rispetto a Delbono, è stato in grado di superare la fatidica soglia del 50%. Inoltre, se si esclude il MoVimento 5 Stelle, il centrosinistra si conferma la coalizione migliore anche in termini di voti assoluti, con il calo minore rispetto alle precedenti amministrative.

Terminare qui l’analisi sarebbe però un grave errore. In primo luogo si nota come Virginio Merola, malgrado la schiacciante vittoria alle primarie, sia stato un candidato nettamente più debole rispetto alla coalizione in suo sostegno, in misura ancora maggiore del suo precedessore: Delbono finì un punto sotto la sua coalizione, Merola quasi quattro. Uno spread molto alto, che mostra come le candidature scelte dal centrosinistra bolognese siano – almeno a livello di percezione – candidature d’apparato, in cui l’apporto personale è minimo: chi ha votato Merola ha votato in realtà centrosinistra, laddove per Bernardini si è verificato l’effetto opposto.

Scendendo nel dettaglio dei partiti, la risalita del centrosinistra porta un solo nome: Amelia Frascaroli. Tutte le liste del centrosinistra presenti anche nel 2009 sono risultate in calo, Partito Democratico in primis. La somma di IdV, PD e della lista civica Sinistra per Bologna si sarebbe fermate al 43,43% contro il 46,52% del 2009. È la lista della Frascaroli, forte dei suoi 20.000 voti, a mettere il definitivo segno positivo nel bilancio della coalizione. Il segnale è chiaro: l’egemonia del centrosinistra a Bologna è lungi dall’essere in crisi, ma è invece in crisi l’egemonia del PD, che si difende con onore ma appare in continua erosione rispetto ai risultati degli anni precedenti. Prova ne sia nuova la composizione del Consiglio comunale: con 18 (Merola compreso) seggi su 36, il Partito Democratico da solo non ha il controllo del consiglio.

Confronto del voto nei quartieri di Bologna
Comunali 2009 – Comunali 2011

L’analisi dei quartieri bolognesi evidenzia alcuni highlights molto significativi.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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