I Paesi scandinavi alle prese con le riforme del lavoro, scuola e politiche sociali

Pubblicato il 28 Marzo 2013 alle 16:04 Autore: Antonio Scafati

Ma è dalla Danimarca che arrivano i risultati più clamorosi. Le trattative tra insegnanti e datori di lavoro non hanno portato a nulla. E al ritorno dalle vacanze pasquali, centinaia di migliaia di studenti molto probabilmente non troveranno i loro docenti nelle aule. Il ché significa blocco dell’istruzione, ragazzi a casa ed esami che saltano. I sindacati degli insegnanti e l’Associazione nazionale dei Comuni non sono riusciti a giungere a un accordo sulla riforma scolastica. A dividerli soprattutto il piano di aumento delle ore di lavoro dei docenti senza che questo vada a influire sui bilanci delle scuole. Una proposta vecchia di mesi e che da mesi attendeva di essere affrontata.

Uno dopo l’altro sono falliti tutti i tavoli. Fallito anche l’intervento del governo. E come dichiarato a fine febbraio dal ministro delle Finanze Bjarne Corydon, senza un accordo l’esecutivo avrebbe proceduto con un blocco. Uno strumento insolito in una controversia di questo tipo, e per due motivi: storicamente in Danimarca lo si è utilizzato di rado nel settore pubblico e mai per una categoria così numerosa. Il termine fissato per raggiungere un’intesa è il 31 marzo: dopodiché circa 60.000 insegnanti si ritroveranno senza contratto, e dunque senza lavoro e senza stipendio fino alla definizione di un nuovo accordo. Se le parole di Corydon dovevano servire a forzare la mano per arrivare a un’intesa, l’esito di certo non è stato quello sperato.

A Copenhagen proveranno a scongiurare il blocco fino all’ultimo. “Faremo di tutto per evitarlo. Tenteremo fino alle 23,59 dell’ultimo giorno” dicono dal sindacato degli insegnanti, “anche se ormai sembra non esserci nessuna speranza”. Tutti sembrano infatti rassegnati a quello che, col passare de tempo, è apparso come un esito sempre più scontato. Del resto il clima nel quale si sono svolte le trattative s’è surriscaldato giorno dopo giorno: accuse tra le parti, genitori allarmati, membri del governo ad accusare i docenti che hanno risposto con manifestazioni in strada. Insomma un’agitazione che ha incendiato il dibattito e inesorabilmente allontanato le parti.

Il quotidiano Politiken già un mese fa sottolineava come siamo di fronte all’ennesimo passo falso del governo guidato dalla laburista Thorning-Schmidt: il segnale del fallimento della politica scolastica del lavoro. Adesso, a poche ore dal blocco, la strada per evitare una gigantesca grana politica si fa strettissima.

 

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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