Un altro metro di misura per la ricchezza: strada per uscire dalla Grande Crisi?

Pubblicato il 2 Aprile 2013 alle 10:33 Autore: Redazione

Prima però di fare tutti i bagagli per quella destinazione va precisato che tutto ciò è sperimentale. Anche in Francia l’ex Presidente Sarkozy aveva istituito una commissione per la ricerca di un indicatore alternativo al PIL (presieduta dal premio Nobel Joseph Stiglitz) e persino qui in Italia l’ISTAT ha definito il BES (Benessere Equo Solidale), forse qualcuno ricorderà che pure il Sole 24 Ore ogni anno stila la classifica della vivibilità nelle città Italia. Nelle ultime giornate è stato nominato il Presidente dell’ISTAT Enrico Giovannini come componente della Commissione Economica istituita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per trovare un punto di sintesi tra i programmi dei partiti politici ormai entrati in una stasi alquanto pericolosa per la nostra Nazione. Enrico Giovannini è sempre stato un forte sostenitore di questa chiave di lettura e della ricerca di indicatori più adatti ai nostri tempi.

Ad ogni modo, finora il lavoro più completo, seppur depositario di premesse e condizioni di realizzazione enciclopediche, è quello di Joseph Stiglitz, Amartya Sen e Jean-Paul Fitoussi. Parte da un concetto abbastanza semplice: invece di considerare il reddito medio si considera quello mediano ovvero il potere di acquisto del soggetto che è più ricco della metà dei contribuenti e più povero dell’altra metà. Un esempio aiuta a comprendere meglio questo concetto: se in una città di 100mila abitanti con un reddito medio di 15mila euro se improvvisamente annoverasse tra i propri abitanti una persona con un reddito di 15 milioni di euro, improvvisamente la media della città salirebbe e 16.500 euro, ma il reddito mediano resterebbe invariato: la presenza del facoltoso abitante non incide sullo sviluppo della città a meno dei propri consumi, generalmente bassi.

L’esempio scricchiola chiaramente perché nelle analisi non viene considerato solo il reddito mediano, ma anche tutta una serie di elementi che sono di carattere qualitativo e quindi la difficoltà è la loro misura. Si tratta di un punto di partenza che per la prima volta tende a cambiare i paradigmi della valutazione economica che tiene conto anche di fattori sociali e ambientali, probabilmente il passaggio è chiaramente di ridefinizione dei paradigmi dell’economia che, però, negli ultimi anni ha chiaramente abdicato alla sua funzione sociale.

È una strada, chiaramente non facile da percorrere, ma potrebbe essere una soluzione per evitare che il personaggio immaginario di Gordon Gekko non sia troppo reale.

Ivan Peotta

L'autore: Redazione

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