Corea del Nord: “Via libera ad attacco nucleare contro Stati Uniti”

Pubblicato il 2 Aprile 2013 alle 15:10 Autore: Alessandro Genovesi

 

La situazione esplosiva nella penisola. Il leader supremo Kim Jong-Un ha annunciato, pochi giorni fa, che la Corea del Nord è entrata in uno “stato di guerra” con la Corea del Sud e che le questioni saranno trattate di conseguenza. Aggiungendo che le armi nucleari “non sono una moneta di scambio politica o per un negoziato economico” né “mai saranno abbandonate di fronte alla minaccia imperialista”.

Subito dopo, l’agenzia governativa nordcoreana Kcna ha rincarato la dose, precisando che Pyongyang migliorerà il deterrente atomico “qualitativamente e quantitativamente”, per contrastare le minacce Usa.

Davanti a questa durissima provocazione, la risposta della Corea del Sud non si è fatta attendere. Seul ha intenzione di tenere alto il livello di preparazione. Intanto ha ricevuto i super-caccia F-22 inviati dagli Usa, aerei invisibili in grado di eludere i radar.

E ha avvertito di essere pronta a rispondere “con forza” a qualsiasi attacco sul suo territorio, e di aver predisposto risposte militari forti e veloci contro le provocazioni della Corea del Nord.

Lo ha assicurato la presidente Park Geun-Hye, in una riunione coi vertici del ministro della Difesa. Il messaggio della presidente è di mettere da parte ogni remora rispondendo con forza alla Corea del Nord, promotrice di minacce quotidiane che hanno fatto risalire la tensione nella penisola.

Da parte loro gli Stati Uniti hanno fatto capire di prendere sul serio la minaccia coreana, ma hanno anche annunciato di non veder segnali di mobilitazione militare su larga scala da parte di Pyongyang: il portavoce della Casa Bianca ha infatti rilasciato una dichiarazione in cui ammette che “nonostante l’aspra retorica che ascoltiamo da Pyongyang, non vediamo cambiamenti nell’atteggiamento militare nordcoreano”.

Va ricordato che la popolazione nordcoreana vive in condizioni di povertà estreme, senza libertà economiche, civili e politiche. Il regime, dal 1953, si è mantenuto al potere grazie ad una durissima repressione di qualunque tipo di dissenso, all’ isolamento totale del paese e ad una martellante propaganda antioccidentale. Che Pyongyang stia bluffando, dunque, non è un’ipotesi del tutto irrealistica: è probabile che questa strategia aggressiva possa essere agitata come un’arma di ricatto per ottenere qualche vantaggio economico presso la Comunità internazionale, nella quale solo la Cina, tra le grandi potenze, mantiene un atteggiamento di sostegno, anche finanziario, verso il brutale regime di Kim Jong-Un.

Alessandro Genovesi

L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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