In Danimarca si va verso un cambio di governo

Pubblicato il 8 Giugno 2011 alle 08:29 Autore: Antonio Scafati
danimarca

Il fatto è che si sta probabilmente chiudendo una stagione politica. Lars Løkke Rasmussen è diventato primo ministro nell’aprile del 2009, prendendo il posto di Anders Fogh Rasmussen andato a ricoprire la carica di Segretario della Nato dopo aver guidato un governo conservatore dal 2001. Dieci anni di centro-destra: e tutto lascia supporre che il prossimo esecutivo sarà di un altro colore. I sondaggi in questo senso sono chiari e da mesi raccontano sempre la stessa storia: i partiti di sinistra sono in vantaggio. C’è da recuperare, e Rasmussen ha provato a farlo con i nuovi ministri, cercando di dare un’impronta più marcata e carismatica alla sua azione di governo. Søren Pind, che ha preso il dicastero dell’Immigrazione, è l’esempio più limpido: le sue dichiarazioni forti sugli stranieri, sul pericolo insito nel multiculturalismo e sulla necessità di stringere ancora le leggi che regolano i flussi migratori rappresentano un cambio che di fatto ha aperto una lunga campagna elettorale. Ma non si tratta solo di comunicazione, c’è anche sostanza politica. Pind ha buoni rapporti con il Partito Popolare Danese, che rappresenta un tassello fondamentale nello schieramento di centro-destra: pur non facendo parte del governo, assicura a Rasmussen un appoggio esterno fondamentale. Da una decina di anni è l’ispiratore delle severe politiche per l’immigrazione danesi, e spesso baratta con il governo il proprio appoggio in cambio di ulteriori strette sulle normative.

A fine maggio, i sondaggi davano un consistente vantaggio al blocco di sinistra. Helle Thorning-Schmidt, leader del partito socialdemocratico, sarà probabilmente il prossimo primo ministro di Danimarca, primo premier donna nella storia del paese. La sinistra attualmente all’opposizione è accreditata del 53,2% dei consensi. L’attuale governo di centro-destra si fermerebbe al 46,8%. Un vantaggio più che considerevole. Difficile che durante l’estate lo scenario possa cambiare così tanto da consentire al premier di ribaltare i risultati, tanto che anche Lars Barfoed, leader del Partito Popolare Conservatore (oggi alleato del governo) ha aperto all’ipotesi di una cooperazione con i socialdemocratici, se dovessero essere loro a vincere le elezioni. Cosa molto probabile. Rasmussen lo sa, tanto che secondo il tabloid B.T. il premier starebbe elaborando una sorta di ‘piano B’ nel caso alle elezioni non dovesse essere riconfermato. Scrive il B.T. che Rasmussen potrebbe tentare la strada di un governo di coalizione, che metta insieme il suo partito, i Conservatori, i Socialdemocratici e la Sinistra Radicale di Margrethe Vestager, la quale sarebbe proposta come primo ministro. Ma Rasmussen stesso si è affrettato a smentire: “Non mi occupo di piani d’emergenza. Mi occupo di piani che salvaguardino l’economia danese”. Altrettanto chiara la protagonista dell’indiscrezione, la Vestager: “Rasmussen deve essere davvero convinto che perderà. Noi avremo un nuovo primo ministro, e il suo nome è Helle Thorning-Schmidt”.

 

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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