Nucleare: il problema delle scorie radioattive (I)

Pubblicato il 10 Giugno 2011 alle 11:52 Autore: Matteo Patané

Il Nettunio è molto solubile in acqua, ed è altamente cancerogeno: il suo decadimento di tipo α lo rende circa venti volte più pericoloso di un decadimento alla stessa energia di tipo β. Gli organi maggiormente attaccati dal Nettunio sono fegato e reni.

Tra le possibilità di vita del Nettunio c’è inoltre l’assorbimento di neutroni, che dà origine a 238Np. Questo, con un’emivita di pochi giorni, diventa 238Pu, uno dei materiali più tossici che esistano. Ha un decadimento α ad altissimi livelli energetici – viene usato per le batterie RTS nelle missioni spaziali – e conseguentemente ad altissime temperature.

L’assorbimento dei neutroni da parte dell’235U non è però la principale fonte di creazione degli elementi transuranici in fase di fissione nucleare. La maggior parte dell’uranio presente in una centrale è 238U, e quanto visto per 235U può ripetersi anche per questo isotopo.

238U + n → 239U → 239Np + β
239Np → 239Pu + β

Come si vede, il risultato della reazione fisica è il plutonio, un’isotopo di plutonio fissile utilizzabile a sua volta nelle centrali nucleari. Il plutonio è però un elemento fissile di bassa qualità, dal momento che in un terzo dei casi – nel caso dell’235U la quota scende al 18% – la reazione non avviene a favore dell’assorbimento, creando 240Pu. Questo elemento ha la capacità di assorbire neutroni restando stabile, ed è quindi considerato un vero e proprio veleno per le centrali nucleari, dal momento che contribuisce ad abbassare il fattore K della fissione impedendone la sostenibilità nel tempo. Quando la percentuale di 240Pu nel combustibile nucleare diventa troppo alta, tale combustibile si considera esausto, indipendentemente dalla presenza di altri materiali fissili. Tuttavia la vita del 240Pu non è infinita; ha un’emivita di circa 6.500 anni, con tipo di decadimento α, al termine del quale si trasforma in 236U: questo significa che tutto il combustibile esausto a causa dell’elevata concentrazione di 240Pu tornerà ad essere utilizzabile tra poche migliaia di anni, in una conformazione particolarmente adatta all’utilizzo militare a causa della notevole presenza del 239Pu di partenza.

Il plutonio è un materiale estremamente tossico: i suoi effetti chimici sono paragonabili a quelli dei metalli pesanti, mentre il tipo di decadimento α lo rende molto pericoloso per i tessuti dell’organismo, in particolar modo per le ossa, il fegato ed i polmoni.

Tutti gli elementi transuranici hanno inoltre un altro, pericolosissimo – circa dieci volte il decadimento α in termini di danno biologico e cinque volte dal punto di vista energetico – effetto: la fissione spontanea. Questo tipo di reazione nucleare viene ingenerato per effetto tunnel senza che vi sia un vero urto tra un neutrone e l’atomo fissile; i suoi effetti sono però analoghi a quelli dei normali processo di fissione, compresa la liberazione di neutroni potenzialmente in grado di innescare una reazione a catena.

Infine, sono da tenere in debita considerazione gli usi militari e terroristici che si possono fare del combustibile esausto delle centrali. Se la realizzazione di un ordigno nucleare è oggettivamente un processo difficile e costoso a partire dalle scorie di una centrale, altrettanto non si può dire delle armi radiologiche, tristemente note con il nome di “bombe sporche“.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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