Nucleare: su cosa si vota

Pubblicato il 11 Giugno 2011 alle 09:33 Autore: Francesca Petrini

Successivamente, allo scopo dichiarato di evitare lo svolgimento del referendum, il Governo ha previsto, all’articolo 5 del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, (c.d. decreto “omnibus”) la “sospensione dell’efficacia di disposizioni del decreto legislativo n. 31 del 2010”. Lo stesso Governo ha poi presentato un emendamento interamente sostitutivo dell’articolo 5, riproponendo di fatto il quesito referendario con modifiche tali da non precludersi, per il  futuro, la possibilità di un ritorno all’’energia nucleare. In particolare, il primo comma dell’articolo 5 precisa che, al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche relativamente alla sicurezza nucleare – con il supporto  dell’Agenzia per la sicurezza nucleare e tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno prese dalla UE -, non si procede più alla definizione e attuazione del programma sugli impianti nucleari previsto dagli articoli 25 e 26 della legge n. 99 del 2009. Il comma 2, invece, abroga per intero l’articolo 7 del decreto-legge n. 112 del 2008, che prevedeva, nell’ambito della “Strategia energetica nazionale”, anche il ricorso all’energia nucleare, pur reintroducendo, al successivo comma 8, una specifica disciplina della stessa materia, che modifica gli obiettivi della Strategia, eliminando i riferimenti al nucleare e alla promozione delle fonti di energia rinnovabile e dell’efficienza energetica, ma vi inserisce la valorizzazione e lo sviluppo di filiere industriali nazionali nonché un riferimento alla sicurezza nella produzione di energia.

Proprio queste ultime previsioni, nelle intenzioni del Governo, gli avrebbero dovuto dare l’opportunità di riproporre anche in Italia l’opzione nucleare. Tanto è emerso sia dalle dichiarazioni rilasciate dal Presidente del Consiglio, sia da quanto affermato dal Ministro dello Sviluppo economico Romani in sede di discussione in Aula, ovvero la volontà di procedere ad una semplice “revisione del programma nucleare”, e non ad un suo abbandono. Pertanto, l’intenzione del Governo è stata quella di procedere ad una semplice moratoria, rimandando la decisione sulla politica energetica, ma mantenendo inalterata la possibilità di riproporre il nucleare a distanza di tempo. In questa prospettiva, è legittimo intendere la volontà governativa nel senso di un diniego della possibilità dei cittadini di esprimersi in materia di politica nucleare, senza escludere che questa possa essere, nonostante tutto, portata avanti. Inoltre, non è una assurda dietrologia ritenere che tali modifiche normative dell’ultimo secondo si configurino come una “furba” scorciatoia rispetto alla temuta espressione della sovranità popolare, nell’intento di evitare che la maggioranza degli elettori vada a votare su quel referendum che, proprio perché particolarmente “sentito” dai cittadini, potrebbe permettere il raggiungimento del quorum necessario alla validità di tutti e quattro i quesiti e, quindi, anche di quello relativo al legittimo impedimento.

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L'autore: Francesca Petrini

Dottoranda in Teoria dello Stato e istituzioni politiche comparte, si è laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali ed ha conseguito il titolo di Master di II livello in Istituzioni parlamentari per consulenti d´Assemblea.
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