Referendum: oltre il legittimo impedimento

Pubblicato il 21 Giugno 2011 alle 12:46 Autore: Francesca Petrini
riforma della Giustizia tribunale

La domanda a questo punto è: l’espressione della volontà popolare del 12 e 13 giugno scorsi sarà in grado di determinare effettivamente la fine di una stagione in cui la giustizia poteva non essere uguale per tutti? Rispondere in maniera netta non è facile. Si ricordi anzitutto il ddl sulla prescrizione breve, il cui iter è stato articolato e complesso. Dopo l’approvazione da parte della Camera, che ha profondamente modificato il testo originario, il ddl è tornato ora al Senato con significative modifiche. Già dall’andamento dei lavori parlamentari in merito potrebbe evincersi qualche indicazione circa l’effettiva possibilità che di leggi ritagliate su misura per la tutela di “certe” persone non se ne adottino più: infatti, semmai il Parlamento riuscisse ad approvare il ddl sulla prescrizione breve, non è detto che il Presidente della Repubblica sarebbe disposto a firmarlo. A condire di un ulteriore elemento gli scenari della futura politica italiana in tema di giustizia è poi anche l’appello che arriva dall’Europa: il Group of States against corruption di Strasburgo si è pronunciato duramente contro il governo italiano per ciò che riguarda le norme (o le non norme) in materia di corruzione. L’ultimo decalogo del Greco era del 2009 e se ieri le critiche riguardavano l’inadempienza, oggi si tratta del via libera di aprile dato dalla Camera al ddl prescrizione breve che, data la natura del fenomeno corruttivo, spesso scoperto dopo la commissione del fatto (il che già importa una riduzione dei tempi), comporta un reale rischio di fallimento dei relativi processi.

Intanto, ieri è ripresa la discussione generale sulla riforma della giustizia alla Camera: le commissioni I e II hanno ascoltato i vertici della magistratura e il vicepresidente del CSM e, mentre questi parlavano di “decostituzionalizzazione delle garanzie oggi previste” ponendo accento sulla nuova figura del pubblico ministero, la stessa maggioranza di centrodestra, nelle persone del relatore, Gaetano Pecorella, e capogruppo, Peppino Calderisi, hanno gravemente valutato l’assenza del ministro della giustizia, Angelino Alfano.

Inoltre, si noti che dopo l’incidente di qualche settimana fa, che ha visto il governo battuto al Senato per la prima volta, la maggioranza si è vista costretta ad accettare i “consigli” di Pd e Idv in merito al decreto anticorruzione (per cui i commissari c.d. “antimazzette” verranno nominati con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del Ministro della funzione pubblica, dopo il voto favorevole di una maggioranza qualificata delle commissioni parlamentari competenti, anziché essere nominati dal Presidente del Consiglio), e ha pure dovuto fare dietrofront rispetto alla contestatissima norma che prevedeva la concessione del demanio del litorale per venti anni e all’emendamento della Lega sui bonus validi per le graduatorie degli insegnanti residenti, disposizioni contenute nel decreto sviluppo, prossimo alla conversione in legge.

Per concludere, oggi la Camera ha votato la questione di fiducia posta dal Governo sull’approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell’emendamento Dis. 1.1, interamente sostitutivo dell’articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto Sviluppo (d.l. n. 70 del 2011). Quindi, per poter capire come andrà a finire in tema di giustizia, e non solo, bisognerà attendere ancora un po’.

 

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L'autore: Francesca Petrini

Dottoranda in Teoria dello Stato e istituzioni politiche comparte, si è laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali ed ha conseguito il titolo di Master di II livello in Istituzioni parlamentari per consulenti d´Assemblea.
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