Il difficile rapporto tra il web e la destra

Pubblicato il 22 Giugno 2011 alle 08:42 Autore: Matteo Patané
la destra e il web

In una lunga (oltre mezz’ora) intervista a Luca Telese de Il Fatto Quotidiano il Ministro non recede dalla propria posizione, minimizza il problema della precarietà nella Pubblica Amministrazione e conferma l’idea che gli sia stato teso un agguato mediatico, idea che supporta rilevando che una delle due ragazze sul palco a Roma era figlia di un ex-senatore di Rifondazione Comunista – dimenticando però che si tratta realmente di una lavoratrice precaria.

Indipendentemente dalle ragioni del Ministro, colpisce la disinvoltura con cui Brunetta si è andato a cacciare in un vero e proprio ginepraio, realizzando un video in cui si arrocca su posizioni false: il raffronto tra il video originale e la ricostruzione fatta da Brunetta non consente infatti altro aggettivo.
Le provocazioni al Ministro sono arrivate dopo la sua frase, e le due precarie sono state liquidate senza alcuna parola di spiegazione, questa è la realtà dei fatti indipendentemente dalle ragioni contrapposte dei precari e del Governo. Negando questa verità Brunetta è arrivato a indebolire la propria posizione anche a livello delle argomentazioni sel precariato, che avrebbe dovuto essere da subito il vero tema del confronto.
In realtà Brunetta ha dimostrato di non conoscere il funzionamento di base della rete e – cosa più importante – la mentalità dei fruitori del web: se in TV una serie di direttori di testata più o meno compiacenti può lasciar trapelare solo le informazioni desiderate, un’informazione immessa in rete si diffonde ad una velocità tale che è di fatto impossibile estirparla o sovrascriverla in maniera completa. Inoltre l’utente medio della rete non si accontenta dei canali di comunicazione ufficiali, e va alla continua ricerca di fonti da verificare e confrontare. Il raffronto tra la versione messa in rete da Brunetta e le fonti originali era quindi inevitabile e scontato, così come era scontato che le contraddizioni emerse non avrebbero fatto altro che incrementare la curiosità e l’indignazione degli internauti in una reazione a catena che ha ingigantito il fatto fino alle sue attuali dimensioni.

Questo approccio pasticcione e dilettantistico si ritrova anche nelle parole del deputato Giorgio Clelio Stracquadanio (PdL), che tenta di spiegare il predominio della sinistra sul web con “un esercito di dipendenti pubblici” politicizzati che ha tempo a disposizione e che anche sul lavoro si dedica a Facebook e Twitter, naturalmente in contrapposizione ad un centrodestra operoso che non ha il tempo per simili cose.
In realtà le parole di Stracquadanio sono solo un coacervo di luoghi comuni e inesattezze colossali: in primo luogo il deputato pidiellino gioca sulle equazioni “dipendenti pubblici = sinistra” e “dipendenti pubblici = fannulloni” per arrivare ad insultare chi non la pensa come lui.
Secondariamente dimentica, o probabilmente ignora, i tempi e i modi della rete. Un’informazione, una battuta su Pisapia, un invito a votare SI al referendum, costano pochi secondi, e non necessitano di una presenza costante e assidua su Internet.
Un altro punto debole del suo discorso è naturalmente l’aver trascurato l’elemento giovanile e studentesco, che invece tanta parte ha nella vita della Rete nel nostro Paese.
Infine, e cosa forse fondamentale, l’attività in rete viene vista come di serie B, appannaggio dei fannulloni con tempo da perdere, mentre i veri lavoratori non hanno il tempo di utilizzarla. Questa concezione della rete come oggetto di svago è in realtà del tutto mitologica, e probabilmente non ha mai avuto, nell’intera storia di Internet, lo stato di verità.

la destra e il web

La realtà è invece che la destra, la sua classe dirigente ed in parte il suo popolo, hanno prosperato nell’egemonia mediatica berlusconiana, e si sono trovati del tutto impreparati ad affrontare un mezzo di comunicazione rapido, diffuso e condiviso come la rete quando questo ha smesso di essere marginale nell’informazione italiana. Berlusconi, il suo modo di fare politica, e la sua persistenza sulla scena oltre ogni tempo massimo si stanno rivelando anche da questo punto di vista un boomerang per il futuro della destra italiana.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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