Referendum: un istituto da riformare?

Pubblicato il 22 Giugno 2011 alle 17:38 Autore: Vito Contardo
referendum astensione

Infine segnaliamo una riflessione di Gianfranco Pasquino (Professore di Scienza politica e autore del volume La rivoluzione promessa. Lettura della Costituzione italiana):

«L’Art. 48 della Costituzione italiana è limpido e inequivocabile: il voto “è un dovere civico”. L’Art. 75 sul referendum abrogativo non è in contraddizione con il 48, ma certamente non codifica e non santifica in nessun modo l’astensione. Neppure la riconosce come “diritto”, semmai come facoltà. Chi si astiene concorre all’eventuale fallimento del referendum per mancanza di quorum, ma certamente non ha adempito al dovere civico di votare e neppure al compito politico di difendere esplicitamente e con un “no” secco e visibile le leggi oggetto del referendum».

LE PREVISIONI DEL COSTITUENTE SONO STATE DISATTESE

L’istituto del referendum abrogativo ha subito un progressivo svuotamento del suo senso e significato originari.

  • TRASFORMAZIONE IN UNA GARA PER IL QUORUM
  • Irresponsabilità degli attori pubblici

Uno dei principi fondanti della democrazia è che i cittadini e i politici che li rappresentano debbano confrontare le proprie posizioni in modo aperto e affrontare la scelta dopo aver discusso e difeso pubblicamente le proprie ragioni. Questa scelta in un sistema democratico si estrinseca nel voto. Da tale principio discende l’idea che una elevata partecipazione dei cittadini alle scelte sia un bene in sé perché favorisce una miglior rappresentazione della “volontà generale”. La partecipazione al voto è così diventata una manifestazione del grado di civismo della comunità.

Sotto questo aspetto è paradossale che ci siano partiti o forze politiche che di fronte a un quesito referendario invitino l’elettorato a non votare. Si assiste al fatto che una parte consistente, non dei cittadini ma del corpo politico, fugge dal confronto e invita al non voto. Lo scopo è che non venga raggiunto il quorum del 50 per cento più uno degli aventi diritto e la decisione penda quindi da una parte – lo status quo, il mantenimento della legge esistente.

E’ quello che è accaduto oggi con i referendum sul nucleare, sull’acqua e sul legittimo impedimento ed è quello che era già accaduto ripetutamente in passato con inviti talvolta da destra, talaltra da sinistra e altre volte ancora da ambienti cattolici. Questo giugno è dunque andato in scena un nuovo ed ennesimo atto della fiera dell’ipocrisia all’italiana: molti di quelli che in passato hanno fatto una campagna esplicita per l’astensione oggi che i quesiti erano graditi non hanno esitato a pontificare sul dovere civico del voto, si sono vilmente erti a paladini del sacro valore della democrazia.

  • Segretezza del voto

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