Il nuovo CCNL del commercio

Pubblicato il 1 Luglio 2011 alle 10:15 Autore: Matteo Patané

Mentre infuriano le polemiche tra Fiom e Cgil sul nuovo modello contrattuale, viene firmato un contratto nazionale per il commercio che rischia di penalizzare i giovani lavoratori

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Ultimo capitolo – ma non per importanza- è quello relativo agli aumenti salariali.La nuova versione del contratto prevede aumenti classificabili in tre categorie:

  • aumenti salariali veri e propri
  • indennità di funzione quadri
  • elemento economico di garanzia
Tabella dei minimi contrattuali

Il primo elemento vede i minimi mensili salire con una serie di sei aumenti – due per anno – dell’8,16% lordo, ovvero ipotizzando una rivalutazione media annua situata tra il 2,6% ed i 2,7% lordo, circa un punto al di sopra dell’inflazione media registrata dall’ISTAT nel 2010. Al netto, l’aumento e l’inflazione risultano paragonabili.

Il secondo punto consiste in un incremento di 1.400 € lordi annui della retribuzione dei quadri a titolo di indennità di funzione, a partire dal 01/01/2013.

Infine, l’elemento economico di garanzia dovrebbe essere un pagamento una tantum che le aziende che non applicano la contrattazione di secondo livello dovrebbero sottoscrivere nella mensilità di novembre 2013 ai loro dipendenti con contratti a tempo indeterminato e di apprendistato puché risulti al 31/10/2013 che essi siano in attività e con almeno sei mesi di anzianità lavorativa; non sarà rilevante ai fini contributivi e di TFR.

Il bilancio di questo contratto si può considerare sicuramente in perdita, almeno se guardato dal punto di vista dei lavoratori. A fronte di alcune minime tutele alle classi lavoratrici più disagiate – estensione del Fondo Est, estensione della durata dell’aspettativa retribuita per gravi patologie – si assiste una progressiva limitazione dei diritti conquistati dai lavoratori negli ultimi decenni. Se il caso delle ore di malattia appare il più eclatante, sono in realtà le sempre maggiori deroghe al CCNL concesse alle aziende a rendere via via meno tutelato il lavoratore, a cui potranno essere richieste senza alcun preavviso e senza alcun turno di riposo ore di lavoro straordinario. Tenendo conto del fatto che le aziende del settore terziario tendono ad essere, nel nostro Paese, piccole e poco sindacalizzate, questo nuovo potere fornito ai datori di lavoro rischia di colpire in maniera molto pesante i diritti dei lavoratori.

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Particolarmente duro è poi questo contratto verso i nuovi assunti, ovvero i giovani, estremamente penalizzati dal punto di vista della maturazione delle ore di ferie e permesso. Infine, gli aumenti contrattuali privilegiano in maniera sensibile i quadri a scapito dei normali impiegati, il cui tasso di crescita degli stipendi, di fatto allineato all’inflazione, conduce all’ennesima stagnazione del potere d’acquisto dei lavoratori.

La politica accomodante di CISL e UIL verso le istanze delle organizzazioni degli imprenditori e del Governo di fatto sta vanificando decenni di lotte e di conquiste operaie, verso un ritorno a condizioni di lavoro che assomigliano sempre più a quelle precedenti la II Guerra Mondiale. Adeguamento necessario per non soccombere alla globalizzazione, oppure deliberata manovra per ridurre i ceti popolari a nuove forme di quasi-servitù? Ai posteri l’ardua sentenza.

 

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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