Dossier: la nuova legge sul fine vita

Pubblicato il 21 Luglio 2011 alle 10:12 Autore: Francesca Petrini

Tra crisi finanziarie e richieste di arresto, sulla questione del testamento biologico si è arrivati ad un verdetto legislativo: ecco tutti i punti controversi della nuova legge

fine vita

La pesante contraddizione che emerge dalla lettura dell’articolato della legge si ritrova poi insita in altre due disposizioni apparentemente “innocue”: la prima attiene all’emendamento Barani-Binetti, secondo cui nella dat è possibile indicare solo i trattamenti sanitari accettati, e non quelli rifiutati. In pratica, il legislatore chiede al cittadino di elencare quelle cure cui intende prestare il proprio consenso informato, quando questo è comunque richiesto già ora per ogni tipo di trattamento, e detta una disciplina, teoricamente ampliativa della libertà personale, ragionando all’opposto rispetto alla ratio stessa del testamento biologico: garantire libertà e dignità nei processi di fine vita, tutelando il cittadino nel rispetto delle sue volontà dichiarate contro eventuali trattamenti considerati alla stregua di accanimento terapeutico. In secondo luogo, merita un rilievo la disposizione di cui all’articolo 4, comma 6, pure presente nel testo approvato dal Senato, secondo cui “in condizioni di urgenza o quando il soggetto versa in pericolo di vita immediato, la dichiarazione anticipata di trattamento non si applica”. Forse, avendo riguardo per quello che è il senso ultimo di sottoscrivere una dat, una più attenta riflessione circa tale disposizione appare necessaria: non si tratta di una paradossale negazione del diritto a morire con dignità nel momento stesso in cui ne si paventa la sua istituzionalizzazione?

Il 12 luglio scorso, alle 20:30, il testo della legge testamento biologico è stata approvata dalla Camera dei deputati, a voto segreto, con 278 sì, 205 no e 7 astenuti. Le votazioni su questo disegno di legge sono apparse, come ha sostenuto la presidente del Pd, Rosy Bindi, “la prova tecnica del partito dei cattolici”. Non soltanto l’Udc e l’Api hanno votato insieme a Pdl e Lega, ma ben 20 deputati in più rispetto a quelli che risulterebbero dalla somma dei deputati centristi e di maggioranza. In sostanza, se si considera che non tutti i deputati Pdl intenzionati a votare contro lo hanno reso noto, come per esempio hanno fatto Antonio Martino e Giuseppe Calderisi, tra il voto sui singoli articoli e quello finale devono essere stati almeno 20 deputati che si sono espressi in senso favorevole a questo testo. In particolare, 13 deputati del Pd hanno deciso di seguire Pierluigi Castagnetti e astenersi su tutti gli emendamenti, tranne quelli soppressivi degli articoli, votare contro sugli articoli e, infine, non partecipare al voto finale (tra di essi, Lino Duilio, Sergio D’Antoni, Pierpaolo Baretta, Rosa De Pasquale, Sandra Zampa, Mario Barbi). Dall’intervento alla Camera del 12 luglio scorso della deputata Bindi, si legge che astensione equivale a ipocrisia: l’ipocrisia di chi dice che non avrebbe avuto alcuna legge quando però, di fatto, sulla materia è già intervenuto il magistrato e quindi forte si sente l’esigenza di normazione da parte del legislatore.

Sebbene ci attendesse un voto compatto da parte del gruppo Pd dopo i peggioramenti subiti dal testo del ddl sul testamento biologico alla Camera, qui anche altri si sono avvalsi della loro libertà di coscienza. Infatti, ancora diversa è stata la posizione assunta dall’ex ministro dell’istruzione pubblica, Beppe Fioroni, secondo il quale non è possibile interrompere nutrizione e idratazione artificiali (NIA) a pazienti in stato vegetativo permanente (SVP). Come lui, anche Enrico Gasbarra e altri deputati Pd di provenienza popolare, oggi collocati nella minoranza, hanno dichiarato apertamente di voler usufruire della libertà di coscienza garantita sul tema dal partito, per evitare di votare contro. Sembra dunque non un caso se in molti, compresa la stessa presidente del Pd, hanno ripensato a quella riunione promossa dal Vaticano per capire cosa fare nel dopo Berlusconi, cui hanno partecipato, tra gli altri, Fioroni, Pisanu, Cesa, Buttiglione, Binetti e Bonanni.

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L'autore: Francesca Petrini

Dottoranda in Teoria dello Stato e istituzioni politiche comparte, si è laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali ed ha conseguito il titolo di Master di II livello in Istituzioni parlamentari per consulenti d´Assemblea.
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