Rizzo (PC): “Giudizio negativo su Colao. MES? Costruito per strangolarci”

Pubblicato il 11 Maggio 2020 alle 00:00 Autore: Riccardo Izzo

L’epidemia da COVID-19 ha messo in ginocchio il nostro paese, uno dei maggiormente colpiti dal virus, obbligando il governo Conte ad attuare imponenti restrizioni e varare importanti misure a sostegno all’economia. Non per ultimo il Premier ha guidato il fronte “solidale” ai tavoli europei.

Di questo e delle proposte in campo parliamo oggi con Marco Rizzo, Segretario generale del Partito Comunista.

 

Segretario, grazie innanzitutto della disponibilità. 

Come giudica la strategia di contenimento del contagio attuata dal governo Conte sino ad oggi e l’affidamento della “ricostruzione” alla task force guidata dal dott. Colao?

Il mio giudizio è totalmente negativo. Nel metodo e nel merito.
Nel metodo, si dimostra ancora una volta che la politica in Italia è stata completamente spogliata delle sue prerogative di direzione e quindi di responsabilità. Ormai i poteri che contano – quelli che si suole chiamare i “poteri forti” – gestiscono la cosa pubblica in presa diretta. Colao viene dalle alte sfere del privato.

Sarà certamente un grande esperto su come far fare profitti alle aziende, ma io ritengo che governare una nazione si debba basare su principi e finalità completamente opposte. Per anni ci hanno suonato la canzonetta che il privato è bello, è più efficiente e che lo stato deve farsi da parte. Alla prima seria occasione, offerta da questa pandemia, abbiamo visto cos’è la sanità privata – strutture e soldi concentrati per il profitto di pochi –  e invece cosa dev’essere la sanità pubblica – reti diffuse e personale motivato.

La presenza di altri esponenti del pensiero che potremmo definire keynesiano, come la prof.ssa Mazzucato, si muove nel solco del solito paradigma: il pubblico che corre in soccorso al privato quando questo non ce la fa più a fare profitti.

Nel merito, abbiamo ancora visto poco. L’altro giorno sui giornali c’erano indiscrezioni sull’insoddisfazione del premier sui risultati concreti prodotti da questa commissione (task force? basta con questa sudditanza anche linguistica). Non vorremmo che sia una foglia di fico dietro cui nascondere la loro politica.

Sul governo parlerei di una miscela esplosiva di incapacità, inettitudine e malafede. L’incapacità dei ministri Cinquestelle è sotto gli occhi di tutti e non spreco parole per sparare sulla Croce Rossa. Conte è evidentemente nelle mani del PD. E il PD, come sempre, incarna i più puri interessi della borghesia monopolistica filoeuropeista italiana. È credibile che a distanza di tante settimane ancora solo un quinto delle casse integrazioni siano state erogate, mentre c’è gente che non può fare la spesa? Che si debba passare dalle banche per farsi erogare un prestito garantito dallo stato che poteva essere concesso direttamente. Non è incapacità o improvvisazione, è malafede.

 

Nelle scorse settimane le Confindustrie di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno spinto per una riapertura in sicurezza di alcune imprese per evitare danni economici definiti “irreversibili”. Una posizione ribadita anche dal Presidente designato a livello nazionale Bonomi. È davvero impossibile secondo lei conciliare profitto e tutela della salute?

ll profitto privato e la salute e il benessere generale dei lavoratori sono certamente inconciliabili. Invece sono perfettamente conciliabili la redditività di un’azienda e la salute dei lavoratori che ci lavorano e quella delle loro famiglie. I sistemi di protezione costano, i turni ridotti costano, la modifica delle postazioni di lavoro costa, i trasporti sicuri costano. Sono tutti costi che un’azienda diretta dai lavoratori può affrontare tagliando il profitto privato, ma anche organizzando la produzione al fine della protezione del lavoratore e non del suo sfruttamento.

E poi, ha riaperto solo la produzione indispensabile? Come quella degli F35?
I danni economici irreversibili già ci sono, ma non per gli associati a Confindustria, che cadranno sempre in piedi, ma per tutti quei settori che – nonostante le promesse – non riapriranno più. Penso al turismo, non quello dei grandi alberghi, ma dei piccoli b&b, che non hanno il fiato di reggere un lungo periodo di crisi. A questi si offre credito! Ma come e quando lo potranno ripagare? E gli esempi si possono moltiplicare: botteghe, taxi, artigiani.


Mi conceda un esempio. La situazione di Lampedusa è paradigmatica. L’isola è oggetto di continui sbarchi incontrollati. Le motovedette girano la testa dall’altro lato. I profughi vengono ammassati sulla banchina per giorni e la popolazione è sottoposta al ricatto morale, quando dovrebbe provvedere il cosiddetto stato. L’isola è militarizzata. La stagione turistica di quest’anno è andata. Ma la cosa più grave è che arriva la pressione dello stato per trasformare i grandi alberghi e i ristoranti convenzionati in centri di accoglienza per i profughi. Significa marchiare a fuoco per sempre quell’isola e fare danni “irreversibili” a tutte quelle piccole attività turistiche che resteranno fuori dal banchetto.

Ha presente 1997 Fuga da New York? Ecco cosa si prospetta, un campo profughi a cielo aperto che copra tutta l’isola. Chi ci tornerà mai? Eppure i grandi associati accettano questa situazione.

 

Il paese è entrato nella c.d. “Fase 2”. Quali sono le proposte del Partito Comunista per far fronte ai bisogni delle fasce della popolazione più colpite?

Noi abbiamo fatto un programma che abbiamo definito di emergenza per venire incontro ai bisogni veri e più immediati dei lavoratori (dipendenti e autonomi) e allo loro famiglie.


Intanto la cassa integrazione a salario pieno per i lavoratori che perdono il lavoro.
E poi per tutti coloro che sono in difficoltà (lavoro nero, lavoro intermittente) la spesa, le bollette, l’affitto (quest’ultimo punto merita attenzione quando il locatore magari è un pensionato che ha solo quel reddito per arrotondare la pensione). Tutte queste emergenze andavano immediatamente messe a carico dello stato senza tanti passaggi burocratici. Cosa vuoi che sia se qualcuno fa la cresta sulla spesa, mentre lo stato si accinge a dare al grande padronato miliardi e miliardi come non si era mai visto?

E poi le piccole attività. Non parlerei di imprese. Il tassista non ha un’impresa, l’artigiano non ha un’impresa, il barista non ha un’impresa. Ha un’attività autonoma. Questi andavano tutelati subito non col credito, ma con contributi a fondo perduto sulla base di quanto precedentemente prodotto. Era una cosa facilissima, immediata, e invece cincischiano.

 

Il PC ha attaccato la UE definendola “contro i popoli” e ha bollato il governo Conte come “complice” a seguito del difficile accordo in seno al Consiglio Europeo. Quale posizione deve assumere l’Italia in Europa?

Dove si trovano le risorse per fare quanto abbiamo detto prima?

Non certo nel debito dello Stato. MES coronabond né altro debito a strozzo. Non è vero che non ci sono le condizionalità. Questo surplus di indebitamento sbilancerà i conti dello Stato e esporrà a incremento degli interessi del debito pregresso, che è la vera montagna, che è stata costruita ad arte per strangolarci. Come la Grecia.


Le risorse lo stato le deve “stampare” da sé. Questo confligge coi Trattati europei? Stracciamoli!
Fino a prima della crisi sembrava che trovare alcune centinaia di milioni fosse impossibile e anzi si doveva stringere la cinghia sempre di più. Ora si parla di centinaia di miliardi! Mille volte di più. Per la gente comune sono solo numeri da capogiro che oltre una certa cifra non significano più niente. E su quello ci prendono in giro.
Gli stati si sono indebitati fino all’inverosimile per garantire profitti privati che le multinazionali non sono più in grado di pompare.

Un recentissimo articolo di una prestigiosa rivista economica titolava “Il capitalismo è morto”. Purtroppo non è così, magari! Il capitalismo ancora dirige l’economia di questo mondo e lo sta facendo precipitare nel baratro. Il suo sistema è in crisi da tempo – e questo l’articolo lo metteva bene in luce – e la cura è peggiore del male, come la droga per il drogato, profitti inventati dal nulla e non corrispondenti al reale, pur di sostenere le trimestrali delle multinazionali.

 

Per concludere, una domanda tanto astratta quanto concreta: in un momento storico dove a farla da padrone è più il partito liquido che le ideologie politiche, che significa essere comunisti nel 2020?

La domanda è della massima concretezza. Da tutto quello che ho esposto per larghe linee si evince una cosa sola.

O cambia chi dirige la società, che potrà cambiare il sistema produttivo, o il sistema produttivo porterà la società in situazioni sempre più drammatiche. Il capitalismo è uscito nel secolo scorso ben due volte dalla crisi attraverso la guerra. Dalla fine del secondo conflitto mondiale una guerra generalizzata in Europa non si è avuta.

Questa pandemia fungerà da guerra senza bombe: distruzione delle forze produttive, concentrazione di capitali e rafforzamento dei monopoli, restringimento dei diritti dei lavoratori e delle loro condizioni economiche e politiche. Nulla di nuovo rispetto a quanto ci ha insegnato Marx e poi Lenin.


Anche qui nulla di nuovo. Intanto il recupero di una visione strategica e quindi ideologica di cosa fare. L’ideologia è il concentrato dell’esperienza storica. Chi vuole cancellare la nostra ideologia è perché essa fa davvero paura.
Come se ne esce … per chi ne vuole uscire, per chi ha l’interesse a uscire?
Col cambio della direzione della società, una società diretta dai lavoratori che stabiliscono attraverso le proprie forme di governo cosa, come, quanto e perché produrre. Nulla di nuovo da inventare.

Riseguire i passi che fino a un ceto punto sono stati capaci di mostrare all’umanità qualcosa di molto concreto. In una parola, il socialismo.
Socialismo o barbarie