Finita la luna di miele tra Grillo e Rodotà

Pubblicato il 1 Giugno 2013 alle 15:09 Autore: Gianni Parlatore
M5S, Rodota Impeachment e solo populismo deteriore

Il nemico del disegno riformista del giurista è quello, però, dell’altro grande modello in discussione che guarda a Parigi più che a Berlino e che dovrebbe condurre, nelle intenzioni dei suoi sostenitori, non ad un parlamentarismo razionalizzato ed efficiente, ma ad una versione italiana del semipresidenzialismo francese.

Per Rodotà la riforma in senso presidenziale in un contesto come quello italiano viziato da “scarsa lealtà alle istituzioni repubblicane e privo di delimitazione verso l’estrema destra” porta con sé il rischio del “rafforzamento del populismo e del decisionismo leaderistico” che tanto male hanno fatto al paese in questi anni, a partire dalla riforma elettorale in senso maggioritario del 1993, presentata come “panacea di tutti i mali e che, viceversa, ha provocato l’affermazione di un bipolarismo selvatico  e la proliferazione della corruzione e della paralisi di governo”.

Una considerazione conclusiva il giurista la dedica, poi, al tema dell’eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti, e anche su tale aspetto emergono le perplessità e i timori. Il rischio è, infatti, quello dell’”americanizzazione” della politica, dove a farla da padroni sono le lobby e la logica del denaro è preminente. Lo scenario peggiore è secondo Rodotà quello in cui “senza partiti forti e in grado di operare la democrazia si estingue a vantaggio di ricchi e potenti”. Un pericolo dal quale l’Italia pare essere non completamente esente.