La settimana scandinava tra Europa sondaggi e governi da varare
Anche in Norvegia restano da collocare molti tasselli nel quadro politico in vista delle elezioni del prossimo settembre. Quel che sembra praticamente certo, però, è che nascerà un governo di minoranza. Non una sorpresa, nella storia della Norvegia, dove esecutivi di questo tipo sono stati i più numerosi.
E anche in Danimarca qualcosa potrebbe succedere nei prossimi mesi. Si torna a parlare infatti della possibilità che la premier laburista Helle Thorning-Schmidt possa essere scelta come Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue, prendendo il posto di Catherine Ashton.
A scriverlo è il Berlingske Tidende, che sottolinea come Thorning-Schmidt goda di buona fama soprattutto in Germania, dove Angela Merkel sarebbe pronta a sostenerla. La premier danese avrebbe tutte le carte in regola: ha esperienza di governo, gode di fama di politico equilibrato, è conosciuta e apprezzata a Bruxelles. Insomma il profilo giusto.
Per lei potrebbe essere un’opportunità affascinante e anche una perfetta via d’uscita da una situazione politica estremamente complessa. Non è una novità: il suo governo sin dai primi passi ha incontrato ostacoli, non scalda i cuori dei danesi, la coalizione fatica a lavorare insieme e anche all’interno del partito socialdemocratico sono in tanti a criticare la linea dell’esecutivo. Una linea che, come detto ieri proprio da Thorning-Schmidt, potrebbe anche cambiare.
L’Islanda invece potrebbe ristrutturare il proprio debito con i creditori esteri e utilizzare le risorse risparmiate per ridurre il peso dei mutui sulle spalle delle famiglie: lo ha detto il premier Gunnlaugsson.
Eppure, secondo un sondaggio Gallup, il governo non ha neanche fatto in tempo a cominciare a lavorare e sta già perdendo consensi: Partito progressista e Partito dell’Indipendenza alle elezioni di fine aprile avevano messo insieme il 51 per cento, ora sono scesi al 47 per cento.