Vincenzo De Luca: un caso politico

Pubblicato il 10 Febbraio 2010 alle 11:54 Autore: Livio Ricciardelli
Vincenzo De Luca: un caso politico

Spesso si parla di Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e candidato per il Pd alla presidenza della Regione Campania, come un personaggio controverso: indiscusso “padrone politico” della città, nemico giurato di Bassolino, amministratore “law and order” e fonte d’imbarazzo per gran parte dei partiti in cui ha militato (anch’egli si è fatto la trafila Pci-Pds-Ds-Pd).

Alcuni ne parlano come se fosse il George Wallace italiano. Wallace fu governatore dell’Alabama negli anni ’60 e rappresentate di quella parte di Partito Democratico, molto forte al Sud del paese, che faceva della legge e dell’ordine i propri vessilli politici. Lasciò il partito per correre in solitaria alle presidenziali del 1968 dopo che il presidente Johnson aveva firmato la nuova legge sui diritti civili.

Effettivamente appare alquanto ingeneroso additare De Luca come fomentatore di rivendicazioni di tipo etnico o razzista. Ma senza dubbio può apparire, ed effettivamente è, un fenomeno complesso figlio della situazione politica che si è delineata in Campania.

Da parecchi anni Vincenzo De Luca è infatti sindaco di Salerno. Egli ha giustamente buona fama di amministratore: la sua città infatti risulta essere all’avanguardia in Italia, e specialmente in Campania, nelle gestione dei rifiuti ma anche in altri ambiti, in primis il turismo.

Questa grande popolarità ha spesso portato il sindaco a montarsi la testa: spesso ha fatto riferimento ad una sepoltura delle sue ceneri presso la piazza principale della città (più che Wallace in tal caso ricorda Kim Il-Sung…) e molte sue scelte, più politiche che amministrative, lo hanno portato spesso a contrarsi con un altro “boss” della politica campana: Antonio Bassolino.

Oltre ad aver creato problemi al governatore campano, De Luca è stato abile anche nel creare problemi…al suo stesso partito! Nel 2006 si ricandidò per l’ennesima volta a sindaco, mentre era anche deputato alla Camera,  e Piero Fassino, allora segretario Ds e quindi titolare legale del glorioso simbolo della Quercia, si rifiutò di far comparire quel simbolo nella scheda elettorale in appoggio di colui che era insieme croce e delizia della politica campana.

Wallace, dunque. E sì, perché  eliminati gli aspetti più inquietanti della sua politica possiamo trovare una cosa in comune tra l’ex governatore dell’Alabama e il sindaco di Salerno (oltre ad essere entrambi del “Sud”): la passione per la legge e l’ordine.

De Luca è noto per aver portato Salerno all’avanguardia sul tema della sicurezza e spesso lo abbiamo visto agli onori della cronaca per aver fornito la polizia municipale di una sorta di manganello che però legalmente non si poteva definire tale, con tutto ciò che ne consegue.

Giunge quindi il tempo per il centrosinistra di indicare un candidato alle regionali in Campania. La partita è difficile: la fama di Bassolino non è delle migliori nonostante il centro di potere che è stato abile a creare intorno a sé. Quindi, per evitare rischi di strappi dolorosi, si pensa alle primarie. Vari nomi girano e scompaiono come neve al sole. Lo stesso De Luca si propone come candidato e il suo nome incomincia a girare, ben prima del necessario. Dopo l’ipotesi Cozzolino, e i ritiri dell’assessore regionale Cascetta e di Marone, resta in campo solo De Luca.

Bersani dà il placet. Niente primarie se c’è un solo candidato (il buon Loiero sta cercando di apprendere dai maestri salernitani!) quindi tutti a sostenere il sindaco di Salerno con buona pace di Bassolino.

Concordano con la candidatura la Federazione dei Verdi (sui rifiuti effettivamente è stato fatto molto) e Alleanza per l’Italia. Una coalizione un po’ incompleta considerando che dall’altra parte Stefano Caldoro già è partito con la sua campagna elettorale.

I veti vengono dall’Italia dei Valori, da Sinistra Ecologia Libertà e dalla Federazione della Sinistra.

E qui sta il punto. Perché  i veti di queste forze politiche non sono omogenei e ben testimoniano come il caso sia sotto sotto complesso e che non merita stucchevoli semplicismi: mentre infatti l’Idv non gradisce la candidatura di De Luca per i suoi problemi giudiziari (il sindaco è sotto processo ma non condannato) dovuti alla sua attività amministrativa, il movimento che fa capo a Vendola non vuole De Luca perché “sembra un sindaco leghista” a causa della sua politica sull’ordine pubblico.

La situazione si sblocca grazie ad un vero e proprio colpo di teatro.

Sabato 6 febbraio, nel corso del suo intervento al congresso dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro dichiara che la partita campana è quasi una partita nazionale. La nuova politica dell’alternativa porta quindi l’ex pm a scongiurare una corsa solitaria del suo partito.

Quindi che fare?

La cosa forse più semplice. Chiamare De Luca e dirgli “ti appoggiamo se mettiamo in chiaro dei paletti. Perché non vieni a illustrare le tue idee e il tuo programma oggi al nostro congresso”.

Alle 15,30 De Luca giunge all’Hotel Marriot di Roma. Si dice d’accordo con Di Pietro: in caso di condanna bisogna dimettersi e ok ad un assessorato alla trasparenza da affidare ad un soggetto terzo.

È standing ovation. Vincenzo De Luca pare un leader dell’Italia dei Valori.

La cosa ha ripercussioni su tutto lo scenario: la Sinistra Ecologia Libertà della Campania si riunisce e decide di appoggiare anch’essa il sindaco di Salerno. Resta il vuoto dell’alleanza con la Federazione della Sinistra, forse colmabile solo grazie ad un accordo tecnico di tipo elettorale.

L’apparente successo di un’operazione politica (apparente perché bisogna pur vincere le elezioni regionali a marzo) dimostrano a tratti una particolarità nella tradizione storica ed ideologica della sinistra.

Si può infatti appoggiare un uomo di sinistra, ex comunista, che fa della sicurezza e dell’ordine pubblico i suoi temi principali. Sempre se questi sono declinati per favorire la cittadinanza e i ceti più svantaggiati.

Illuminante da questo punto di vista lo sgombero che, qualche anno fa, colpì un rumoroso centro sociale di Salerno. Ai no-global che protestavano contro il sindaco dandogli del fascista, il primo cittadino rispose laconico “I veri proletari la mattina si svegliano per andare a lavorare. E voi fate troppo casino la notte”.

Ora che piace anche a Di Pietro possiamo dirlo: il buon De Luca un tantino c’azzecca col vecchio Wallace. Fu proprio l’uomo della “sweet home Alabama” a dire infatti, in maniera ugualmente laconica, ad un gruppo di hippie: “Voi hippie non sapete il significato di due parole: lavoro e lavarsi”.

 

Blog dell’autore: lasino.ilcannocchiale.it

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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