Erdogan lancia l’ultimatum: la piazza dice no

Pubblicato il 14 Giugno 2013 alle 15:56 Autore: Antonio Casoria

Continua il braccio di ferro fra il presidente Erdogan e le migliaia di manifestanti che hanno occupato ormai da due settimane il parco Gezi, diventato il luogo simbolo della drammatica sollevazione popolare contro il regime turco che ha causato la morte di quattro persone e il ferimento di svariate centinaia.

“Gezi Park non è una zona di occupazione, questo parco appartiene a tutti i cittadini”. Questo il richiamo pronunciato oggi dal presidente turco durante una riunione dei politici e governatori locali, lanciando una dura requisitoria contro chi in questi giorni di scioperi e proteste ha fatto sfoggio di violenza e causato ingenti danni.

“Esorto quindi i manifestanti a lasciare il parco”. Annuncia con forza il presidente che ha disposto lo sgombero entro 24 ore del parco.

I manifestanti turchi di Istanbul tuttavia hanno respinto l’ultimatum del premier e dichiarano di rimanere ad oltranza a presidiare l’area. “Staremo nel parco Gezi con le nostre ri
proteste TurchiaIl presidente nella giornata di oggi ha anche affrontato il tema dei rapporti con il parlamento europeo, che ha gli occhi puntati su Ankara e osserva con trepidazione le scelte che la Turchia intende assumere per superare questo difficile momento. Da questo punto di vista Erdogan ha diciarato che qualsiasi decisione verrà assunta dal parlamento europeo, non avrà  nessuna influenza sulle decisioni interne. Dunque la linea del capo di gabinetto si preannuncia autarchica e non disposta ad accettare ingerenze esterne.chieste e i sacchi a pelo”. Ha dichiarato con un comunicato stampa Taksim Solidarity, principale voce della protesta.

“Chi ha rotto, bruciato, devastato autobus municipali, edifici, esercizi commerciali, quasi 200 auto private? Ieri al Parlamento europeo, diversi deputati hanno  tratto le loro conclusioni. Ma prima di prendere una decisione su di noi, guardate al caso greco. Che cosa ha fatto il Parlamento europeo quando la polizia e i cittadini sono venuti allo scontro? Nulla”. Ha detto il primo ministro, che respinge le critiche che da più parti gli sono venute da esponenti politici europei.

Nel frattempo, il governo, per allentare la tensione con la cittadinanza, ha avanzato la possibilità di tenere un referendum sul futuro e la destinazione del parco. Questa secondo i suoi fautori sarebbe una via di compromesso in grado di tener conto dell’opinione e i desideri dei cittadini. Rimane tuttavia da decidere le regole e la tempistica per realizzare tale progetto e ancora una volta le posizione fra manifestanti e il governo rimangono ad oggi distanti.

Dunque, mentre la politica segue il suo corso, Erdogan non rinuncia a minacciare nell’immediato  di utilizzare “misure di forte impatto”, se entro un giorno i manifestanti non lasceranno il parco Gezi. Questo è quanto ha affermato l’attrice turca Hyulya Avshar, portavoce del premier turco, che già mercoledì scorso aveva intimato ai manifestanti levare i presidi in quanto Erdogan non sarebbe stato più disposto a tollerare ulteriori insubordinazioni.

Parlando di un possibile sgombero forzato di Gezi, l’attrice ha detto che l’amministrazione centrale ha chiesto che “tutte le persone che ora si trovano nel parco si allontanino da lì”. “Il Primo Ministro riferisce che se entro 24 ore la popolazione non comincia ad andarsene, saranno adottate misure per forzare le resistenze”. Ha proseguito Avshar.

“Il Primo Ministro è convinto che tutte le parti hanno una parte di ragione, ma entrambe i contendenti non devono farsi  irretire dai pregiudizi” . Ha concluso il portavoce, lanciando un messaggio distensivo che i manifestanti hanno rispedito al mittente mentre si preparano a trascorrere un’altra notte di tensione accampati nel parco Gezi.