Allarme della corte dei conti “troppo alta pressione fiscale”

Pubblicato il 20 Giugno 2013 alle 09:33 Autore: Alessandro Genovesi
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La Corte dei Conti lancia l’allarme: “in Italia la pressione fiscale è troppo alta e la lotta all’evasione non è sufficiente”

La relazione che la Corte dei Conti ha presentato al Parlamento delinea un quadro niente affatto luminoso per la situazione fiscale italiana.

I dati che emergono sono, a dir poco, preoccupanti: pressione fiscale al 53%, economia sommersa pari al 18% del Pil.

Senza contare l’annoso e ormai cronico vizio italico, vale a dire l’evasione fiscale, che non accenna a diminuire, ma, anzi, “continua ad essere  un problema molto grave, tra le cause delle difficoltà del sistema produttivo, dell’elevato costo del lavoro, dello squilibrio dei conti pubblici, del malessere sociale esistente”; parola di Luigi Giampaolino, presidente dei giudici contabili.

Proseguendo nel suo intervento, il primo magistrato della Corte non risparmia una frecciata a chi avrebbe dovuto contrastare la stessa evasione: “esistono divisioni sul tema della lotta all’evasione che per sua natura dovrebbe costituire elemento di piena condivisione e concordanza.

A fronte di un universo di quasi 5 milioni di contribuenti che svolgono attività produttive indipendenti e, come tali, a maggior rischio di evasione, il numero dei controlli approfonditi che l’Agenzia delle Entrate, con l’ausilio della Guardia di Finanza, riesce a mettere in campo annualmente, difficilmente supera i 200.000. Dato che equivale ad una possibilità di controllo ogni 20 anni di attività”.  Se invece ci fosse un più efficace sistema di prevenzione e recupero dell’evasione e dell’elusione, si potrebbe intervenire per alleggerire il carico fiscale (mediamente al 53%) che grava su imprese e lavoro.

La relazione non poteva esimersi nemmeno da un passaggio sulla tanto vituperata Equitalia, lanciano un allarme contro gli interventi legislativi volti ad indebolirla: “le ampie dilazioni di pagamento a Equitalia (fino a 74 rate portate a 120 dal ‘decreto del Fare’) contengono il rischio da un lato di un indebolimento dell’azione della società e dall’altro un potenziale elemento di distorsione della concorrenza tra operatori economici”.

equitalia

Un dato molto interessante riguarda l’entità delle mancate entrate nelle casse dello Stato in rapporto all’arrivo della crisi economica: “ l’aggravarsi della crisi ha reso evidente e clamoroso un fenomeno già noto da tempo, cioè il ricorso ad una sorta di finanziamento improprio delle attività economiche attraverso il mancato pagamento di tributi (per lo più Iva) e contributi” aggiunge Giampaolino.

La Corte dei Conti ha poi focalizzato la propria attenzione sui livelli di evasione presenti nelle diverse aree geografiche del Paese: “il Sud e le Isole sono le zone nelle quali è più intensa la propensione all’evasione, con oltre il 40% dell’Iva e il 29% dell’Irap, a fronte di livelli pressoché dimezzati nel Nord del Paese”. “Sui valori assoluti, però, le differenze si invertono: la maggior parte dell’evasione si concentra sul Nord-Ovest, zona nella quale si realizza la quota più rilevante del volume di affari e redditi”.

L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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