Esiti pratici della lotta alla corruzione: l’incriminazione di Bo Xilai

Pubblicato il 31 Luglio 2013 alle 11:17 Autore: Stefano Giovannini

L’espulsione dal PCC

Il 28 settembre scorso Bo è espulso dal PCC e interdetto dagli uffici pubblici. In gennaio il caso diviene di competenza della magistratura, col passaggio delle prove dalla Commissione Centrale per l’Ispezione Disciplinare del PCC agli organi giudiziari deputati. L’investigazione sul e la gestione del caso Bo, il Comitato Centrale del PCC sottolinea, dimostrano la severità dei criteri applicati dal PCC ai propri membri, nonché il carattere rispettoso della legge e contrario alla corruzione della sua filosofia governativa. Il caso Bo, il CCPCC aggiunge, deve servire da monito per le organizzazioni partitiche ai vari livelli gerarchici, affinché esse mantengano la disciplina, migliorino il modo di lavorare, accelerino l’istituzione di sistemi preventivi e punitivi della corruzione, aumentando così la capacità del PCC di autopurificarsi, automigliorarsi e autoinnovarsi.

Il 26 ottobre scorso Bo è indagato da parte della Procura Suprema per i crimini di cui sopra.

L’incriminazione

Giovedì scorso la Procura di Jinan incrimina Bo per tangenti, appropriazione indebita e abuso di potere. I capi d’imputazione sono i seguenti: Bo si sarebbe avvantaggiato della propria posizione politica per fare da intermediario d’interessi di terzi, accettando in cambio tangenti sotto forma di denaro e proprietà immobiliari; si sarebbe appropriato indebitamente di una grande quantità di denaro pubblico; avrebbe abusato del proprio potere politico adducendo gravi danni allo Stato e al popolo cinesi.

Se riconosciuto colpevole dei fatti attribuitigli, Bo dovrebbe essere condannato a una pena di almeno 15 anni di reclusione.

Stefano Giovannini

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