La settimana scandinava tra economia ed elezioni in arrivo

Pubblicato il 1 Agosto 2013 alle 12:49 Autore: Antonio Scafati

Nel frattempo pare essersi ricomposta una frattura che era più strategica che reale. Knut Arild Hareide, leader del Partito Popolare Cristiano, fa retromarcia e dichiara di essere pronto a guidare un dicastero, nel caso il suo partito dovesse far parte della prossima squadra di governo.

A inizio maggio aveva chiuso le porte a una ogni ipotesi di incarico ministeriale, suscitando la perplessità dei suoi probabili futuri colleghi di governo ma anche dei membri del suo stesso partito.

In Finlandia il cruccio maggiore resta l’economia. Lo è per i politici, lo è per i cittadini. E ormai da un anno abbondante in molti si domandano se le scelte fatte dall’esecutivo del premier Katainen siano state quelle giuste.

L’Yle lo ha chiesto a un nutrito numero di economisti. Risultato: gli esperti appoggiano le scelte del governo ma ribadiscono la necessità di andare ancora più avanti. Ci vogliono riforme strutturali per aumentare la competitività del paese e favorire la crescita. Occorre tagliare la spesa pubblica, aumentare l’età pensionabile, puntare sulle infrastrutture e sull’edilizia per rimettere in moto il paese.

Il primo ministro finlandese Jyrki Katainen

Il primo ministro finlandese Jyrki Katainen

I cittadini finlandesi però sono molto più cauti. Anzi: dimostrano di avere meno fiducia nel futuro rispetto a un paio di mesi fa. A preoccupare la popolazione sono sempre le stesse cose: disoccupazione, economia che ristagna, risparmi che si assottigliano. E i riflessi di questo pessimismo si vedono pure nella politica, con i partiti di governo che perdono consensi a tutto vantaggio delle opposizioni.

In Danimarca invece la gente guarda al futuro con un filo di ottimismo in più rispetto al passato. Il Centro statistico ha rilevato che a giugno i danesi hanno ricominciato a spendere. La crisi finanziaria preoccupa di meno.

È un buon segno. Più fiducia significa più soldi spesi e più soldi spesi significa più risorse nel motore dell’economia, un motore che in Danimarca è ingolfato da un po’. Segnali di ripresa ce ne erano già stati: il numero di disoccupati, ad esempio, è sceso sotto  la soglia dei 150.000 individui. Una vera ripartenza non ci sarà però fin quando l’Europa non riprenderà a crescere: anche la Danimarca, infatti, lega le sue sorti all’andamento del mercato continentale.

Tutt’altra atmosfera in Svezia, dove inaspettatamente il Pil è scivolato al -0,1 per cento nel secondo trimestre di quest’anno. Anche in questo caso è il contesto europeo a influire. L’export svedese infatti è calato nel secondo trimestre di un -0,8 per cento, portando giù il Pil. I primi a essere sorpresi sono stati gli economisti svedesi che si aspettavano una crescita molto modesta ma comunque in territorio positivo.

La crisi in Europa sta lasciando cicatrici profonde” ha commentato il ministro delle Finanze Anders Borg, aggiungendo che il governo farà di tutto per stimolare l’economia del paese. Quest’anno, ha ricordato l’agenzia di stampa Bloomberg, Stoccolma ha investito 23 miliardi di corone (lo 0,7 per cento del Pil) in infrastrutture, ricerca e sviluppo.

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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