Può un tifoso dei Red Sox (Boston) fare il sindaco di New York?
Persino il think tank Political Wire, formalmente indipendente ma considerato di tendenze liberal nonché nella classifica dei dieci blog liberali più letti negli Stati Uniti, si pone la questione: Può un fan dei Red Sox diventare sindaco di New York?
La notizia rimbalza al di fuori dei confini cittadini fino ad arrivare persino in Gran Bretagna dove è stata ripresa dal Telegraph, ma naturalmente è arrivata anche a Boston, dove il Boston Magazine mellifluamente invita a separare politica e sport ma si schiera apertamente con la candidatura di Bill de Blasio, dopo questo coming out.
Il fenomeno, naturalmente, non è solo americano; un caso anche recente in Italia risale al 2011 quando durante le elezioni comunali di Bologna il poi eletto Virginio Merola, notorialmente poco interessato al calcio, si finse tifoso della squadra cittadina, salvo poi scivolare in clamorosi svarioni quando poi interrogato in merito dai media.
La fede sportiva costituisce un enorme fattore di identificazione, un collante sociale di indubbia e comprovata forza; nel corso del XX secolo sono progressivamente caduti diversi tabu identitari sotto la spinta della globalizzazione e delle lotte per la conquista dei diritti civili; il Paese di origine, il colore della pelle, la religione, per quanto ancora tristemente in grado di condizionare la vita delle persone, hanno molto meno valore di un tempo nella definizione di un “noi” contrapposto ad un generico “loro”.
Nei campanilismi che da sempre animano l’interazione tra le grandi città di un Paese la fede sportiva è – probabilmente assieme alle specialità alimentari e dove possibile alle realtà industriali in concorrenza – forse uno dei pochi temi identitari rimasti.
Il sentiment di una New York conquistata da Boston se Bill de Blasio dovesse vincere le primarie e poi le elezioni comunali è la reazione, per certi versi anche da considerarsi naturale, di chi sovrappone la fede sportiva all’appartenenza istituzionale, di chi fonda sull’equazione New York uguale a New York Yankees la colonna portante del proprio essere newyorkese e esternalizza questo sentimento reagendo all’idea di avere un sindaco dei Red Sox come ad un sopruso o appunto ad un’invasione.
Ciò che è forse meno comprensibile e naturale è il ruolo dei media, che hanno amplificato la vicenda per proprie ragioni economiche o politiche.
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