Recensione – Almeno una volta

Pubblicato il 14 Ottobre 2011 alle 07:36 Autore: Livio Ricciardelli
Almeno una volta

Un sentire comune che si trasmette anche attraverso altre passioni. Molti i riferimenti cinematografici nel lavoro di Umbro (del resto ha tratto spunto dal purtroppo poco conosciuto cortometraggio di Antonioni sul Mosè di Michelangelo) e soprattutto una concezione della settima arte vista come dotata di una sua specifica autonomia e di una sua bellezza capace di brillare di luce propria. Una visione che mi sento di condividere. Anche se alla fine preferisco il “Quarto Potere” di Orson Welles al “Top Gun” di Tom Cruise, piccolo emblema dell’egemonia neo-con e reaganiana degli anni ’80 e stilisticamente molto meno innovatore del film del 1941 con Joseph Cotten e Dorothy Comingore.

L’unico rilievo che forse si può fare su questo tema è legato alla citazione dal film “Schindler’s List” che il protagonista coglie immediatamente dalla frase di una signora, ma che in realtà scopre solo dopo essere anche una frase del Talmud. In realtà non si tratta di una parte del Talmud. Ma proprio di una frase del Talmud inserita, proprio in quanto tale, nel film del ’93. Insomma, Nobili avrebbe comunque dovuto sapere che quella frase era un volontario riferimento a quel testo sacro per la religione ebraica. Ma questi sono dettagli.

 

Tutte vicende di vita vissuta raccontate dall’autore mentre compie un viaggio tra Roma e Genova. Genova, una città che più delle volte ho definito “adatta a scoprire noi stessi” e che lo stesso Umbro, così scrive, utilizza per una “resa dei conti” con se stesso. Accantonando per un attimo lavoro, obblighi e principali disposti a chiamarti al centralino della Metro Spagna per farsi dire come si scrive la chiocciola con la tastiera del pc.

In questo piccolo libro c’è la vita. C’è anche la politica, ma a tratti appare quasi “subalterna” alla vita. Nel senso che l’attività più nobile per eccellenza viene relegata al rango passionale del vivere civile (da qui la considerazione sullo stomaco che andrebbe utilizzato di più in politica) che rientra pienamente nella categoria della vita quotidiana di tutti noi.

In pratica ciò che rende bella la politica. E al tempo stesso una cosa gioiosa come la vita. Dotata di alti e bassi, di cocenti delusioni. Ma al tempo stesso qualcosa che vale la pena intraprendere e a cui forse sotto sotto nemmeno si può rinunciare.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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