Tosi lanciato verso via Bellerio

Pubblicato il 27 Agosto 2013 alle 18:17 Autore: Gianni Parlatore

Gli orizzonti di Tosi potrebbero, però, non limitarsi alla conquista della cabina di comando delle camice verdi, puntando ancora più in alto, alla leadership del centro destra deberlusconizzato.

E proprio dalle fila del partito azzurro si registrano le prime aperture ad una candidatura dell’esponente leghista nella eventuale contesa delle primarie.

Tosi potrebbe trovarsi magari in competizione con il segretario Pdl Angelino Alfano e con Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) nel caso in cui la linea ereditaria della successione al Cavaliere dovesse essere definitivamente soppiantata dall’indisponibilità della primogenita di Berlusconi.

romani

Tra i primi a lanciare segnali di apertura verso Tosi, l’ex ministro Paolo Romani: per lui le primarie del centro destra sono una “possibilità reale”, nonostante la sentenza definitiva che ha condannato Berlusconi e la sua probabile decadenza dallo scranno senatoriale abbiano dirottato l’attenzione del partito e del suo presidente verso altre ben più imminenti e scottanti questioni.

Preparando una sua possibile discesa nel campo della politica nazionale, il sindaco veronese non ha rinunciato a ragionare a più ampio spettro sulla delicatissima fase che il governo e i partiti stanno attraversando, dopo lo tsunami provocato dalla pronuncia dei giudici della Corte di Cassazione. L’esponente leghista vede, infatti, allontanarsi l’eventualità del ritorno alle urne, nonostante la forzatura del Pdl sulla richiesta di abolizione dell’Imu. “Il Pd – ha affermato Tosi – alla fine cederà perché non può permettersi la caduta del governo Letta”, non essendo ancora pronto per la corsa elettorale.

Nell’attesa di sapere se le sue profezie si riveleranno lungimiranti, Tosi continua a battere palmo a palmo il territorio del Nord per preparare la scalata verso la segretaria di via Bellerio. Per sbarrargli la strada Bossi pensa alla carta di Giancarlo Giorgetti, da sempre vicino al Senatùr ma comunque non inviso alla maggioranza maroniana e dal profilo forgiato dalla lunga e apprezzata (anche al di fuori dei confini leghisti) militanza istituzionale.