Deficit-Pil: Italia ancora a rischio infrazione?

Pubblicato il 12 Settembre 2013 alle 12:36 Autore: Gabriele Maestri

L’Europa migliora, le stime sono in crescita, ma l’Italia rischia di nuovo una procedura per deficit eccessivo. E’ questo il contenuto (amaro per noi) dell’ultima comunicazione della Banca centrale europea, che mette in guardia anche il nostro paese.

Se, in generale, è previsto per la zona euro un “lento recupero” nei prossimi mesi (grazie a una politica monetaria favorevole che sostiene la domanda interna), i dati relativi all’Italia non consentono alla Bce di vedere un futuro roseo per noi.

A suggerire questo atteggiamento è soprattutto l’aggravamento del fabbisogno: il dato, infatti, “mette in risalto i rischi crescenti per il conseguimento dell’obiettivo di disavanzo” al 2,9% del Pil per il 2013. In particolare, a luglio 2013 si è registrato un fabbisogno finanziario di 51 miliardi di euro (3,3% del Pil), mentre un anno prima era inferiore ai 28 miliardi (1,8% del pil).

bce

Il peggioramento del dato si deve essenzialmente a un’azione doverosa come il pagamento dei debiti della PA verso i privati, ma per l’Europa il fine nobile dell’azione non fa differenza. A peggiorare la situazione, poi, provvederebbero gli interventi decisi fin qui dal governo Letta per l’abolizione dell’Imu del 2013 e quelli che serviranno per rinviare l’aumento dell’Iva.

In particolare, le mancate entrate da Imu per il 2013 (circa 2,4 miliardi di euro, lo 0,1% del Pil) da ripianare con tagli e altre entrate e l’aumento di alcune accise e imposte dirette per compensare il rinvio a ottobre dell’aumento dell’Iva (ma anche le misure del “decreto Fare” che aumentano la spesa) non piacciono affatto all’Eurotower. Le nuove raccomandazioni Ue sul rientro dei deficit eccessivi contengono “ampie proroghe delle scadenze” e “un marcato rallentamento del risanamento“.

La situazione critica, peraltro, non riguarda solo i conti dell’Italia: per alcuni Paesi, come Portogallo e Spagna, infatti, si è ridotto il risanamento strutturale e “ciò potrebbe accrescere i rischi per la sostenibilità delle finanze pubbliche”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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