Molise, ecco i perché della vittoria di Iorio

Pubblicato il 19 Ottobre 2011 alle 13:16 Autore: Matteo Patané
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Alla fine i Molisani scelgono Iorio per la terza volta, ma a differenza del 2006 Palazzo Moffa non è finito nelle mani del centrodestra senza colpo ferire: questa tornata elettorale resterà infatti negli annali della storia politica della regione per le forti incertezze che hanno via via ritardato la proclamazione definitiva del vincitore ben oltre le due del mattino.

Iorio, il candidato che ha voluto togliere il nome di Berlusconi dai manifesti elettorali malgrado sia forse quello che tra i Presidenti di Regione condivide più tratti in comune con il Cavaliere – pluriinquisito, accusato di una gestione familistica e personalistica della cosa pubblica – è riuscito a imporsi con un vantaggio di appena 1.500 voti su Frattura, il transfugo di Forza Italia approdato al centrosinistra e vincitore delle primarie.
Il MoVimento 5 Stelle con una grandissima prova di forza entra in consiglio regionale, mentre del tutto marginale si è rivelata la candidatura a destra di Mancini.

Il primo dato degno di considerazione è l’affluenza, in calo di circa il 5% rispetto al 2006 in linea con il trend discendente già riscontrato nel 2010 per la tornata principale delle regionali.
Si incrementa invece sensibilmente il numero di schede nulle, che passa da 6.000 a 8.000, indice – oltre che della complicatezza del sistema di voto – della nascita di un astensionismo attivo e arrabbiato, in forte cerca di visibilità.

Confronto del voto in Molise
Regionali 2006 – Regionali 2011

Provocatoriamente il MoVimento 5 Stelle si è autoproclamato vincitore morale della competizione molisana, avendo guadagnato l’accesso al terzo consiglio regionale dopo Emilia Romagna e Piemonte; guardando i dati, si può in effetti vedere come le coalizioni principali abbiano in realtà ben pochi motivi per gioire.

La coalizione berlusconiana, che rispetto al 2006 perde La Destra e strappa l’Udeur al centrosinistra, vede annullarsi quasi completamente il vantaggio del 2006: i partiti di centrodestra passano da 105.000 voti a 101.000 voti, che diventano 95.000 se si esclude dal computo l’Udeur di Mastella. Una perdita secca di 10.000 preferenze a fronte di un calo dei votanti di 14.000 unità. Sono oltre 23.000 i voti persi dal PdL rispetto alla somma di FI e AN del 2006; pur contando come FLI non abbia dato espressamente un sostegno a Iorio e anzi abbia inserito alcuni suoi uomini nelle liste di Frattura, il colpo per la formazione berlusconiana è notevole. Nell’UdC non paga la scelta di appoggiare Berlusconi: il partito di Casini lascia sul campo quasi un terzo dei voti ed oltre il 3%, diventando la terza forza della coalizione dopo il PdL e la lista civica Progetto Molise. Fortemente penalizzato anche l’Udeur, che perde circa il 40% dei propri voti.
In termini assoluti i partiti di centrodestra arrivano a totalizzare il 56% delle preferenze, quindi addirittura in aumento rispetto al 2006. Questo dato mostra l’abisso tra il candidato e la coalizione di centrodestra: Iorio totalizza appena il 47% delle preferenze, racimolando 89.000 preferenze. 12.000 in meno dei partiti che lo sostengono. Un disgiunto di proporzioni colossali, che ha messo in discussione una vittoria altrimenti scontata e che mostra, al di là del risultato finale, un’insofferenza verso la figura di Iorio – e con ogni probabilità verso la sua rete di potere – che il centrodestra avrebbe dovuto prendere maggiormente in considerazione.

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Se il centrodestra si consola con la pur risicata vittoria, il centrosinistra esce dalla competizione con le ossa rotte, con tante note negative e ben pochi punti fermi da cui ripartire. Le liste si attestano ad appena il 41%, il 6% in meno del 2006 e staccate del 14% dal centrodestra: un vero abisso. Nessun partito supera il 10%, ed in particolare è pessima la prestazione del PD che lascia sul campo quasi 30.000 voti rispetto al 2006. L’unico partito che pare tenere nella coalizione progressista è l’Italia dei Valori, che riesce anche ad incrementare il proprio risultato percentuale. Piuttosto deludente SEL, sotto al 4% e più che doppiato dall’ApI di Rutelli, vero voto-rifugio per gli ex democristiani non di stampo berlusconiano.
L’unica nota positiva per la coalizione progressista è il risultato del candidato, che ha ottenuto un risultato molto più alto dei partiti in suo sostegno e che ha rischiato di strappare un’improbabile vittoria. Con quasi 88.000 voti Frattura è infatti riuscito a totalizzare oltre 14.000 preferenze in più della propria coalizione, un risultato assolutamente lusinghiero che non fa che porre in luce ancora migliore l’istituto delle primarie e mette assolutamente a tacere i mal di pancia levati dagli ambienti più di sinistra della coalizione sull’opportunità di candidare un transfugo di Forza Italia: i voti complessivi del M5S sono stati di molto inferiori al solo valore aggiunto di Frattura alla sua coalizione.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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