C’era una volta la Formula 1 e la sfida Lauda-Hunt

Pubblicato il 24 Settembre 2013 alle 19:54 Autore: Stefano Merlino

E’ tra i duelli più belli ed emozionanti della storia della Formula 1. Niki Lauda e James Hunt, due piloti leggendari, che sul finire degli anni Settanta diedero vita a sfide avvincenti e combattute che entusiasmarono il Mondo intero.

Rush, il nuovo film del genio Ron Howard, racchiude in poco più di due ore di proiezione la vita e le vicende sportive di due uomini legati dal loro più grande amore, le corse. La pellicola, nelle sale italiane da giovedì 19 settembre, è perfetta sotto tutti i punti di vista, e riesce a coinvolgere anche chi non ama affatto questo sport. Lo spettatore viene infatti rapito dalle emozioni, paure e drammi che i due piloti vivono in ogni loro Gran Premio. Quelli sono anni nei quali i circuiti di Formula 1 vengono trasformati in cimiteri, per i troppi piloti morti durante i fine settimana motoristici. Ed entrambi sono consapevoli che ogni gara può essere l’ultima della loro vita.

La rivalità tra l’austriaco Lauda e il britannico Hunt comincia in Formula 3 e durerà fino al ritiro dalle corse di entrambi. Lauda è un uomo introverso, coraggioso, alla ricerca maniacale della perfezione, lontano dai piaceri goderecci della vita e a tratti superbo. Hunt, invece, è l’opposto: impulsivo,sfrontato, amante delle donne e di una vita sregolata che lo porterà ad una prematura morte a soli 45 anni. Del pilota inglese il grande Enzo Ferrari dirà, nel suo libro Piloti, che gente!, che è l’esempio più lampante della cosiddetta parabola del pilota. Dopo aver vinto il Mondiale piloti nel 1976, Hunt non otterrà più grandi risultati. I suoi fallimenti in pista, che lo portarono al ritiro dalle corse avvenuto a soli 31 anni, saranno dovuti alla fama, alla gloria, all’aver perduto quel tocco di magia che rende il pilota un campione.

La monoposto di Lauda tra le fiamme.

La monoposto di Lauda tra le fiamme.

Lauda, dopo essersi laureato campione del Mondo sulla sua Ferrari 312T nel 1975, è a caccia del bis Mondiale. Per il pilota austriaco, il 1976 è però l’anno più terribile di sempre. Dopo un inizio niente male, con successi importanti che lo distanziano sempre di più in classifica dalla McLaren di Hunt, avviene l’evento che nessun ferrarista potrà mai dimenticare. Domenica 1 Agosto, al Gp di Germania che si corre nella foresta del Nurburgring, le condizioni meteo sono avverse. La pioggia cade copiosa sul circuito. Tutto lascia presagire ad una clamorosa cancellazione dell’evento, a tutto vantaggio di Lauda, leader del Mondiale.

La gara, dopo la riunione tra i piloti ed i commissari, prende il via, ovviamente tra le polemiche. Al secondo giro avviene un incidente spaventoso, le cui immagini sono impresse nella memoria di tutti. Alla curva Bergwerk la Ferrari di Lauda sbanda, colpisce una roccia e carambola pericolosamente in mezzo al circuito. La monoposto prende fuoco, il pilota austriaco è avvolto dalle fiamme e solo la prontezza di alcuni piloti lo strappano alla morte. Le sue condizioni sono disperate, la sua vita è appesa ad un filo a causa delle ustioni e delle ferite, gravissime. I tifosi già cominciano a piangere il loro beniamino ma, dopo pochissimi giorni in terapia intensiva il pilota si risveglia, e comincia gradualmente il suo recupero.

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L'autore: Stefano Merlino

Sono nato nel 1987 e da sempre mi piace scrivere. stefano.merlino@termometropolitico.it (Twitter: @stefano_mago)
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