La Nuova Zelanda al voto dopo aver sconfitto il Coronavirus

Pubblicato il 16 Ottobre 2020 alle 11:50 Autore: Luca Nardi

Nella giornata del 17 ottobre i cittadini neozelandesi sono chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento uscente. Contestualmente alle elezioni legislative si terranno anche due quesiti referendari sulla legalizzazione della cannabis e sull’aborto. Il 9 di ottobre circa 3,44 milioni di persone si sono registrate per poter votare su 3,77 milioni di aventi diritto.

In un primo momento le elezioni erano state programmate per il 19 settembre, ma una recrudescenza del Covid-19 ha imposto alle istituzioni di rimandare la data del voto di quattro settimane. Ad agosto Auckland, la città più popolosa della Nuova Zelanda, era stata l’epicentro della seconda ondata dell’epidemia, che aveva costretto la Premier uscente Jacinda Ardern a imporre un nuovo lockdown e a rimandare la dissoluzione del Parlamento.

Com’è composto il parlamento uscente?

Nel 2017 le elezioni erano state vinte dal principale partito di centrodestra, il National Party, che non aveva ottenuto un sufficiente numero di seggi per governare da solo. Dopo alcune settimane di trattative si era giunti alla formazione di una coalizione di governo tra i partiti di opposizione.

Il 26 ottobre Jacinda Ardern è diventata il 40° Primo ministro della Nuova Zelanda grazie all’alleanza tra il Labour Party, partito di centrosinistra di cui è tuttora leader, e il New Zealand First Party. Inoltre, il Green Party ha garantito al nuovo esecutivo un confidence and supply, appoggio esterno costituito dall’approvazione del bilancio e dal voto a favore in caso di mozione di sfiducia.

Quali sono i Temi della campagna elettorale?

“Quando le persone chiedono, questa è un’elezione Covid, la mia risposta è sì, lo è” così Jacinda Ardern ha aperto la sua campagna elettorale ad agosto. L’epidemia è diventato il tema centrale di queste elezioni legislative per il Paese che ha avuto soltanto 2000 infezioni e 25 morti. Se dal punto di vista sanitario l’emergenza è stata gestita molto bene, altrettanto non si può dire dell’economia.

La Nuova Zelanda è infatti entrata in recessione, con migliaia di persone hanno perso il lavoro e un livello di povertà in aumentato. Questi temi, insieme alla transizione verde e alla crisi degli alloggi, erano stati al centro della campagna del Labour Party nelle scorse elezioni.

La principale sfidante della Ardern, Judith Collins, cerca di fare leva sulle promesse non mantenute dai suoi avversari nel 2017. Le persone sembrano però focalizzarsi solo sugli ultimi nove mesi di governo. Un sondaggio di maggio rivelava che la leader laburista era il Primo ministro più amato nell’ultimo secolo.

Il National Party deve fare i conti anche con una crisi di leadership interna. La Collins è il terzo capo politico che si sussegue alla guida del centrodestra nel 2020, che ora cerca di raccogliere consensi nelle zone rurali del Paese.

Recentemente Jacinda Ardern ha accusato Judith Collins di avere una visione superata sulle politiche agricole. La mancanza di manodopera per la chiusura dei confini e i cambiamenti della struttura economica per combattere le emissioni di gas serra fanno però perdere consensi ai laburisti tra i lavoratori del primo settore economico nazionale, quello agroalimentare.

Quali sono i partiti in corsa?

I partiti in gara sono:

Labour Party: principale partito di centrosinistra, di ispirazione socialdemocratica. I temi cardine della sua azione politica sono la lotta alla povertà, soprattutto quella giovanile, la diminuzione delle disuguaglianze, il miglioramento dell’istruzione pubblica e dell’edilizia sociale. Il leader in carica, nonché Primo ministro uscente, è la quarantenne Jacinda Ardern, che ha ottenuto consensi in tutto il mondo per la buona gestione dell’emergenza sanitaria.

National Party: partito di centrodestra e principale sfidante dei laburisti. Sul piano economico è di ispirazione liberale, promovendo la libertà individuale, la libera concorrenza e la responsabilità personale, mentre sul piano sociale è più conservatore. Il suo leader Judith Collins propone un taglio delle tasse, con una conseguente minor spesa pubblica. Per combattere la disoccupazione, aumentata a causa del Covid, punta invece a finanziare investimenti che possano favorire il settore privato e la crescita delle industrie.

Green Party: partito di sinistra che si focalizza sull’ambiente. La riduzione delle emissioni inquinanti, accompagnata da uno sviluppo sostenibile e da una maggiore giustizia sociale sono i temi principali della sua campagna elettorale. Ha due co-leader che sono James Shaw e Marama Davidson.

New Zealand First Party: partito nazional-conservatore guidato da Winston Peters, ex membro del National Party. Si autodefinisce lontano dall’establishment e in economia persegue politiche di centro. I suoi temi fondanti sono la lotta alla delinquenza e una stretta all’immigrazione.

ACT Party: partito liberale di destra, il cui leader è David Seymour. Nasce nel 1994 come associazione dei consumatori e dei contribuenti. Le sue politiche si concentrano sulla riduzione del ruolo dello Stato nell’economia e nello sviluppo del libero mercato.

Qual è il sistema elettorale?

I 120 deputati del Parlamento di Wellington sono eletti con un sistema elettorale misto, principalmente proporzionale. Ad ogni forza politica che supera la soglia di sbarramento del 5% o ottiene la vittoria in almeno un collegio uninominale viene assegnato un numero di seggi proporzionale ai voti presi.

La scheda elettorale è formata da due sezioni. Nella prima, detta party vote, si segna il partito che si vuole votare, mentre nella seconda, chiamata electoral vote, si esprime la preferenza per un candidato della propria circoscrizione per il collegio uninominale.

I parlamentari eletti nei collegi uninominali, con il sistema maggioritario a turno unico, sono 71. I restanti 49 deputati sono espressione di listini bloccati stilati da ogni formazione in campo. Per ogni partito deve valere la formula C = A – B, con:

C  numero di parlamentari eletti nei listini bloccati;

A  numero di parlamentari spettanti in totale secondo il metodo proporzionale;

B  numero di parlamentari eletti nei seggi uninominali.

Nel caso in cui risulti B > A, ovvero un partito vinca più seggi uninominali rispetto al numero dei seggi totali a sua disposizione, in Parlamento siederà un numero maggiore dei 120 deputati previsti.

Cosa dicono gli ultimi sondaggi?

Secondo i sondaggi di 1News-Colmar Brunton del 7 ottobre al Labour Party mancherebbe un solo seggio per ottenere la maggioranza assoluta in parlamento, con il 47% dei consensi. I neozelandesi sembrerebbero aver apprezzato la gestione della pandemia da parte della loro leader, che la settimana scorsa ha dichiarato sconfitta la seconda ondata. La popolarità di Jacinda Ardern sfiora il 50%, mentre la sua principale rivale Judith Collins si ferma al 23%.

Nel caso in cui gli eletti non fossero sufficienti a formare un governo in autonomia, i laburisti possono sempre contare sull’appoggio del Green Party. I Verdi sono dati al 6%, stessa percentuale delle scorse elezioni. L’altro alleato del governo uscente, il New Zealand First Party, è invece dato al 2% con una forte riduzione dei consensi rispetto al 7% del 2017.

Appare ormai impossibile una rimonta del centrodestra. Il National Party è fermo al 32%, lontano di ben 15 punti dal partito di centrosinistra. Infine, l’ACT Party con l’8% dei voti passerebbe a 11 deputati rispetto al solo parlamentare attuale.